BRESCIA - La cronaca del sequestro: una notte drammatica nel bresciano. Tutto si scatena quando durante un incontro “protetto” nel parco di Rodengo Saiano, qualcosa va storto, e un padre separato, di origini est europee, aggredisce l’assistente sociale fuggendo con il figlioletto di 4 anni. Poi, le lunghe trattative durate tutta la notte dei Carabinieri: si teme il peggio. L’uomo è barricato in casa a Roncadelle, arriva un negoziatore dell’arma, le lunghe telefonate, per sapere le condizioni del piccolo. Dalla strada, transennata dai militari, mentre arriva anche l’antiterrorismo, si ode la voce del piccolo, fino alle 2 di notte, poi il silenzio. Di primo mattino poi, finalmente i militari riescono a parlare con il piccolo al telefono: “Sta bene”. Poi, l’uomo si arrende, il piccolo esce dalla casa, portato in braccio dalla madre. Ora il bimbo è affidato ai servizi sociali.
“La questione si è risolta. Il bambino sta bene e il padre si è pentito del gesto che ha fatto. Per lui il Tribunale di Sorveglianza bresciano ha disposto il carcere. L’uomo è stato condotto in cella con le accuse di sequestro di persona e detenzione illegale di armi. L’uomo aveva strappato il figlio dalle mani dell’assistente sociale durante un incontro protetto per poi darsi alla fuga. Minacciando la donna e aggredendola, si erano incontrati in un parco, come da accordi, aveva mostrato anche una pistola che non è chiaro se fosse vera: la fuga, fino alla sua abitazione di Roncadelle, poi l’arrivo dei militari.
“È solo un padre che ha perso le staffe ed è impazzito perché voleva vedere il figlio a cui questo diritto veniva negato, non è un mostro”. Così viene descritto l’uomo da un amico che racconta che più volte la madre gli avrebbe negato di stare “due ore alla settimana, come gli spettava” col piccolo. “Lei lo stava facendo diventare matto: aveva contribuito a fargli chiudere la rivendita di auto che aveva aperto e, di fatto, il bambino lo cresceva lui perché lei lavorava. Vuole molto bene al figlio”.
Secondo questa testimonianza, l’affidamento del bimbo sarebbe stato dato in esclusiva alla madre dal novembre del 2021 e da allora sarebbero iniziati i problemi. Afferma che c’è stato un tentativo di aggressione nei confronti della donna proprio in quel periodo. “È andato dall’avvocato di lei nel suo studio di Iseo e ha tirato fuori un coltello e le ha detto che non avrebbero potuto andare avanti così, che lei doveva fargli vedere il bimbo. Ma il coltello l’ha tenuto in mano, non l’ha toccata”. La donna, stando al suo racconto, vivrebbe in una comunità protetta.