MILANO – Cos’è l’amore?  Chi meglio di Quino e Mafalda, con il loro particolare mix di saggezza e umorismo, sarebbero in grado di rispondere?

Con tempistica perfetta, alla vigilia di San Valentino, è uscito in Italia L’amore secondo Mafalda (per Magazzini Salani, mentre in Argentina l’editore storico di Quino è Ediciones de la Flor). Si tratta di una raccolta di strisce tematiche sul sentimento più importante del mondo.

“Ma chi ha da dire molto sull’amore, più che Mafalda, è in realtà è Susanita, l’amica che sogna di sposarsi con un uomo ricco e avere figli”, dice Ivan Giovannucci, agente di Quino per l’Europa e, dopo tanti anni, amico storico del fumettista e di sua moglie.

Il “senso di Mafalda per l’amore”, però, va ben oltre il romanticismo.

“Per Mafalda – continua Giovannucci – l’amore comprende i concetti di amicizia, empatia e solidarietà, amore per la giustizia e l’umanità. E le tante riflessioni sulla politica, la pace e la vita che mettono in crisi gli adulti”. Crescere “senza perdere la tenerezza”, come diceva un altro argentino illustre, Ernesto Che Guevara.

L’amore secondo Mafalda riflette anche quello secondo Quino, il suo creatore. Joaquín Lavado (questo il vero nome), nato a Mendoza nel 1932 e morto nel 2020.

La copertina del libro, pubblicato da Magazzini Salani in Italia.

A lui la città di Buenos Aires ha dedicato un monumento, una panchina con le statue di Mafalda, Manolito e Susanita, nella calle Chile al 371 (dove Quino ha vissuto e creato le sue strisce). Il giorno della sua morte, il 30 settembre 2020, il luogo divenne la meta del pellegrinaggio dei suoi fan che – senza mettersi d’accordo – ebbero l’idea di andare a portare un fiore e un biglietto con un ricordo.

“Quino ha amato la stessa donna per quasi 60 anni – ricorda Ivan –. Sposò Alicia Colombo, di origini italiane, nel 1961 ed è rimasto sempre con lei”. Fino alla morte di lei, avvenuta nel 2017.

“Alicia era una donna coltissima, anche se manteneva un basso profilo – dice Ivan –. Aveva un dottorato in Chimica, ma era anche un’esperta di musica. È stata lei a farmi conoscere la figura di Mahler. Da giovanissima fece un viaggio in Italia, da sola, cosa inusuale per una ragazza dell’epoca, e si innamorò del nostro Paese”. Una passione che trasmise al marito, visto che la coppia ha vissuto in Italia per molto tempo, quando Quino e Alicia dovettero abbandonare l’Argentina, dopo il golpe del 1976.

“Nel Cile di Pinochet Mafalda venne proibita, come del resto in Bolivia, anch’essa sotto una dittatura militare – ha detto –. Nella Spagna del fascista Franco, invece, era permessa ma ‘solo per adulti’. I regimi non apprezzano l’ironia”.

Dopo il ritorno della democrazia, nel 1983, la coppia rientrò in Argentina, alternando però metà dell’anno in Europa.  

Mafalda appare per la prima volta nel 1964, inizialmente creata per la campagna pubblicitaria di una linea di elettrodomestici, sulla falsariga dei Peanuts statunitensi.

Il nome – ha rivelato una volta il suo autore – è un omaggio alla nave Principessa Mafalda, che ha portato tanti migranti italiani in Argentina. Anche in genitori di Quino arrivarono in Argentina dall’Europa, dalla Spagna, per fuggire alla guerra civile, visto che erano repubblicani.

Quino smise di disegnarla nel 1973. Nove anni in tutto. E appena 1920 strisce.

“Eppure quelle vignette contengono tutto il mondo – dice Ivan –. La generosità e il senso di giustizia di Mafalda, l’opportunismo ingenuo di Nando, il fratellino minore, i sogni romantici di Susanita, il senso degli affari e la voglia di arricchirsi di Manolito, il surrealismo di Miguelito, la timidezza di Felipe, al quale Quino ha sempre detto di assomigliare”.

E non dimentichiamo i personaggi collaterali, a cominciare dai genitori di Mafalda: un padre che si sente ogni giorno più inadeguato nel suo ruolo di capofamiglia e una madre che ha rinunciato ai suoi sogni di autorealizzazione e che la figlia non perde occasione per criticare. Così Quino parlava di loro: “Poveretta, la madre fa quello che può, non è facile fare i genitori, come non lo è fare i figli”.