Ma chi è quella donna svampita, bellissima, dalla risata un po’ querula e penetrante che si aggira sul tappeto di fotogrammi di celluloide del più importante, premiato e forse amato film di Federico Fellini? A questa domanda in pochi, della generazione over 35-40, non saprebbero dare una risposta. È Sandra Milo, Sandrocchia come la chiamava Fellini. La femme fatale di “8 ½”, Carla l’amante del regista Guido Anselmi alias Marcello Mastroianni (sullo schermo) alias Fellini (nella realtà) che diventa, alla stregua di Mary Pickford “fidanzata d’America” degli anni ‘30 a Hollywood, emblema e simbolo vivente dell’amante italiana degli anni Sessanta. Una donna prorompente, maggiorata, per un decennio protagonista del cinema italiano (e quindi mondiale) prima con Roberto Rossellini (“Il generale Della Rovere” del 1959) e Antonio Pietrangeli (“Adua e le compagne” del 1960 e “Fantasmi a Roma” del 1961), poi con Fellini che volle Sandrocchia in “8 ½” (1963) e poi in “Giulietta degli Spiriti” (1965), dove in una sorta di gioco perverso e tipico di quel maschio alfa che si immaginava sultano (vedi “La città delle donne”), mise accanto moglie e amante compiacendo il proprio ego virile e donando al mondo l’ennesimo capolavoro. Quell’immagine rimane impressa nella mente di tutti, anche adesso che Sandra, all’anagrafe Salvatrice Elena Greco, nata per caso a Tunisi (come la sua compagna di viaggio Claudia Cardinale nel capolavoro “8 ½”), ha appena compiuto 90 anni. Una donna esuberante, che giocava a fare l’oca e che ha vissuto molte storie importanti oltre a Fellini. La sua vita sentimentale, infatti, è stata molto movimentata: fu sposata a 15 anni col marchese Cesare Rodighiero da cui ebbe un figlio morto alla nascita e dal quale divorziò dopo 21 giorni (matrimonio poi annullato dalla Sacra Rota); poi si legò per 11 anni col produttore greco Moris Ergas che la fece debuttare con Rossellini e Pietrangeli, da cui nacque Debora, giornalista televisiva; quindi una successiva unione con Ottavio De Lollis con la nascita di Ciro e poi di Azzurra. Molte vite le ha vissute anche dal punto di vista professionale, segno di un’intelligenza brillante e una grande autoironia e caparbietà. La sua vicenda professionale è stata caratterizzata dall’abbandono del cinema alla fine del decennio d’oro degli anni ‘60, per un ritorno sulle scene al termine del decennio successivo, in un contesto politico-culturale profondamente mutato. Prima in radio poi in televisione, è riuscita a riaffermarsi come icona (secondo molti “trash”) e a radicalizzare la sua presenza in maniera efficace e permanente. In realtà nel 1973 avrebbe avuto l’occasione di legare il suo nome a un altro film (e un altro personaggio) di culto: Fellini l’avrebbe voluta in “Amarcord” nel ruolo della Gradisca (poi interpretato da Magali Noel), ma se avesse accettato l’ex compagno De Lollis le avrebbe tolto l’affidamento dei due figli avuti insieme. Rinunciò al film di Fellini, ma tornò comunque a lavorare, prima in radio (“Il mattiniere” nel 1975) e poi, nel 1977 con l’aiuto dell’amico Maurizio Costanzo, in televisione, ove approdò come ospite nel primo talk show italiano “Bontà loro” in una delle serate che lei defini tra le più importanti della sua vita. Arrivarono poi gli anni in cui collaborò con “Mixer” con Gianni Minoli e condusse “Piccoli Fans” su Rai 2, la rete socialista della televisione pubblica. La Milo è entrata involontariamente nella storia della televisione italiana anche per uno scherzo telefonico (decisamente di cattivo gusto) messo in pratica ai suoi danni: l’8 gennaio 1990, durante la trasmissione pomeridiana “L’amore è una cosa meravigliosa” che condusse su Rai 2 nella stagione 1989-90, una voce femminile in diretta la informò che suo figlio Ciro era ricoverato in ospedale in gravi condizioni in seguito a un incidente stradale. Sandra non riuscì a trattenere le lacrime e scappò disperata dallo studio urlando il nome del figlio. Le urla di una sconvolta Sandra Milo vennero riprese da trasmissioni come “Blob”, “Striscia la notizia” e “Target”, rendendole tanto popolari da essere citata nella canzone “La strana famiglia” di Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci, incisa nel 1991. Successivamente ispirò il titolo di una trasmissione satirica di Italia 1: “Ciro, il figlio di Target”. Vicina al Partito socialista italiano fin dagli anni Sessanta (fu molto vicina a Pietro Nenni), negli anni ‘80 ebbe un legame anche sentimentale molto forte con Bettino Craxi, allora leader del Psi. Di questa sua vita a contatto col mondo politico, vissuto all’interno del sistema destinato a essere spazzato via da Tangentopoli, ne scrisse in un libro in parte autobiografico pubblicato nel 1993 dall’editore napoletano Pironti, “Amanti”, dove racconta in maniera chiara e diretta i retroscena di qualche decennio di vita pubblica italiana e ricostruisce la mappa dei luoghi e delle situazioni in cui si sono mossi i protagonisti della Prima Repubblica, dai leader politici ai cortigiani, dai portaborse e i segretari compiacenti alle attricette e i ruffiani. “Ho voluto parlare di un’Italia di corruzione, di corrotti e di corruttori, proprio perché anch’io in qualche misura ho interpretato il doppio ruolo”, ammette l’attrice nel libro in cui sostiene che la seduzione è stata per lei un’arma a doppio taglio, perché nell’esprimere la sua forza, di fatto ha finito per metterla sotto accusa. Donna sempre controcorrente, in una delle ultime edizioni pre-pandemia della Festa del Cinema di Roma ha espresso la sua opinione sul movimento #MeToo e la battaglia contro le molestie in atto nel mondo dello spettacolo. “Non è certo una novità che gli uomini molestino le donne - ha raccontato - accade nel cinema come in ogni altro ambiente di lavoro. Ma una donna può sempre dire di no. Se non lo fa spesso è perché le fa piacere, c’è un po’ di vanità”. Poi ha aggiunto con una nota polemica: “Non capisco chi dice di essere stata molestata da un produttore e poi ci fa tre film: dovevi denunciarlo subito e non guardarlo più in faccia, non continuare a lavorare con lui”. A 90 anni e dopo una vita intensa, Sandra Milo non si ferma. È infatti protagonista di “Quelle brave ragazze”, un viaggio per il mondo in compagnia di Mara Maionchi e Marisa Laurito. Una trasmissione in cui si rimette in gioco a 90 anni tra ricordi e desideri.