BUENOS AIRES – Sarà la superministra della squadra di governo che entrerà in carica il 10 dicembre.
Sandra Pettovello guiderà il dicastero del Capitale Umano, che riunirà (salvo cambiamenti dell’ultim’ora) le quattro segreterie di Educazione, Lavoro, Sviluppo sociale e Salute.
Un incarico chiave nel più strategico dei ministeri voluti dal nuovo presidente, per una persona che non ha nessuna esperienza di amministrazione dello Stato e finora non ha mai occupato nessuna carica pubblica.
Nessuna relazione forte con il mondo della politica o dei sindacati. Nessun rapporto con “la casta”.
Quello di Pettovello è un profilo coerente con le promesse elettorali di Javier Milei: una figura “nuova”, non contaminata dalla corruzione della politica.
Così poco contaminata che in molti si domandano se sia la persona giusta per gestire un ministero così complesso. E soprattutto affrontare le tensioni e gli scontri sociali provocati inevitabilmente dal taglio della spesa pubblica e le privatizzazioni che sono l’asse centrale del programma di governo.
In realtà, quello del Capitale Umano – nelle stesse dichiarazioni del neopresidente – dovrebbe essere l’unico ministero al riparo dalla famigerata motosega (ovvero i tagli selvaggi), immagine simbolo della campagna elettorale.
Pettovello ha 55 anni, un figlio, un cognome che rivela origini italiane.
Ha studiato giornalismo all’Università di Belgrano e ha lavorato nella produzione di programmi Tv. È proprio qui che conosce Milei, ospite di una trasmissione.
Si è poi laureata in Scienze della Famiglia all’Università Austral e ha conseguito un titolo online post-laurea in Politiche Familiari all’Università delle Catalogna. Attualmente afferma di lavorare come counsellor per l’orientamento e la riconversione professionale.
È molto probabile che il suo ministero metterà al centro la famiglia, la maternità e la difesa del nascituro.
La cerchia di Pettovello, però, insiste che la prima priorità sarà la lotta alla povertà, in aumento vertiginoso soprattutto tra i minori. Secondo dati Indec, l’istituto nazionale di statistica, il 56,2% dei bambini non è stato in grado di soddisfare tutti i bisogni primari nel primo semestre del 2023.