BUENOS AIRES – Si definisce un ministro sui generis, e ci tiene a sottolinearlo a ogni incontro con la comunità italiana a Buenos Aires.
Gennaro Sangiuliano, titolare della Cultura nell’attuale governo, proviene infatti dal mondo della comunicazione, anziché dalla politica classica. Guida un ministero con un bilancio di 4 miliardi di euro all’anno.
Napoletano, studi giuridici culminati con un dottorato all’università Federico II della sua città, ha alle spalle una lunga carriera come giornalista, iniziata in una piccola testata del pomeriggio di Napoli. Poi sono arrivati gli incarichi importanti: la direzione del Tg2, la vicedirezione del quotidiano Libero e del Tg 1.
È anche autore di saggi e biografie di personaggi che vanno da Prezzolini a Putin, da Trump al presidente cinese Xi Jinping.
Nella sua missione a Buenos Aires, in occasione della tappa della nave Amerigo Vespucci, ha incontrato la comunità italiana in diverse occasioni. Ha inaugurato, come ospite d’onore, la nuova stagione delle Cene del lunedì al Círculo Italiano di Buenos Aires.
“Siete italiani e siete consapevoli delle vostre radici” ha esordito davanti a una platea costituita principalmente da imprenditori. Radici che lui stesso condivide: il nonno materno, nato ad Agnone (Isernia) emigrò in Argentina insieme a 3 dei suoi 10 fratelli.
L’Argentina come parte della varietà della cultura italiana, insomma. "Del resto – ha sottolinaato – gli italiani negli ultimi 50 anni si sono rimescolati internamente. Nelle grandi città come Torino, Milano, Roma, ma anche nei piccoli centri, vivono persone nate in ogni parte del Paese". E spesso anche all’estero.
Sangiuliano ha poi annunciato l’obiettivo della propria missione, in linea con il programma del governo. Rafforzare e rendere continui i rapporti tra Italia e Argentina, coinvolgere i giovani nella partecipazione a una cittadinanza attiva.
Ha parlato del suo ruolo di ministro della Cultura come del mestiere più bello del mondo (oltre che di grande responsabilità) perché lo porta quotidianamente a scoprire il patrimonio artistico italiano, forgiato per strati successivi da popoli che hanno lasciato ognuno la propria traccia. Sabini, Etruschi, Romani, Longobardi, Arabi, Normanni, Svevi, Aragonesi e Angioini hanno influenzato il paesaggio, l’urbanistica, l’arte, la lingua e la cucina.
Questa diversità si esprime anche nella forma assunta dall’associazionismo italiano in Argentina, che ha una forte impronta regionale.
“Questa varietà è la grande ricchezza dell’Italia – afferma –. Essere stati divisi politicamente per tanti secoli, a differenza di Francia e Spagna, per esempio, ci ha indebolito dal punto di vista politico ma ci ha regalato questo patrimonio e tanta varietà culturale”.
L’obiettivo del ministro è raddoppiare lo spazio espositivo di musei come l’Accademia di Brera, l’Archeologico di Napoli, gli Uffizi di Firenze.
“Attualmente, dei 5 milioni di opere conservati nei caveau dei musei, solo 480mila sono visibili al pubblico” ha spiegato, per poi passare a illustrare l’ambizioso progetto di creare nuovi musei, per esempio un museo della lingua a Firenze o dell’arte digitale a Milano.
Ha poi annunciato che il Pnrr (il piano di investimenti per la ripresa economica dopo il Covid) ha destinato 300 milioni di euro per la digitalizzazione delle biblioteche.
“Possiamo tentare di inserire anche libri di italiani che hanno raccontato la loro esperienza di vita in Argentina o le biblioteche personali di intellettuali italoargentini come Rodolfo Mondolfo e Gherardo Marone, donate alla società Dante Alighieri.
Sempre riguardo all’Argentina, ha affermato di voler portare nel Paese una grande orchestra italiana all’anno, dal Maggio Fiorentino alla Scala di Milano.
“È anche fondamentale, per la cittadinanza attiva, valorizzare il ruolo delle donne italoargentine nelle associazioni – dice –. Hanno dato prova di essere precise, colte, attive”. Ora è necessario che possano esprimere queste doti in ruoli direttivi.
Nella sua visita a Buenos Aires, Gennaro Sangiuliano ha voluto incontrare i ragazzi della scuola italiana Cristoforo Colombo. Ha esordito raccontando di essere stato un grande tifoso del Napoli e fan di Maradona, conosciuto quando era ancora un giovane cronista.
“Quando sapevo che doveva partire in aereo – racconta – saltavo sul motorino e correvo in aeroporto, per precederlo e aspettarlo a varco. Così potevo fargli qualche domanda. Lui mi riconosceva subito e mi prendeva in giro”.
Anche con gli studenti ha sottolineato l’importanza di difendere la varietà culturale. “Quando ero giovane e viaggiavo, in ogni luogo compravo un oggetto che non avrei trovato altrove – dice –. Ora non è più possibile, c’è molta uniformità”.
La valorizzazione della varietà è il tema ricorrente del suo programma.
“Sono stato accusato di voler sostituire l’egemonia della sinistra sulla cultura con quella della destra – dice –. Non è così. Io voglio una cultura libera, dove ognuno possa esprimersi, anche controcorrente. Per questo sono contrario alla cancel culture. Dobbiamo salvaguardare il pensiero dissidente. Domani potremmo accorgerci che chi andava controcorrente aveva ragione”.