ROMA - Domani, martedì, secondo quanto si apprende, ci sarà il primo incontro tra i capigruppo della maggioranza e il presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio, l’azzurro Giuseppe Mangialavori. L’iter della manovra approvata la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri è ancora da programmare, così come quello sul decreto fiscale, “conteso” tra Camera e Senato perché, questo il convincimento di molti, potrebbe contenere maggiore spazio per cercare di incidere sulle risorse.

Dal governo si è ripetuto che fondi ce ne sono pochi ma si troverà un compromesso, magari dopo un incontro anche a palazzo Chigi, per arrivare a un piccolo “tesoretto” per le richieste dei gruppi, che non sarà comunque come quello dell’anno scorso (400 milioni). Tra i partiti che sostengono l’esecutivo c’è la consapevolezza che arriverà l’alert sugli emendamenti, ma il tentativo di avere un margine d’autonomia verrà portato avanti. 

Sull’argomento è intervenuta proprio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Sento molte falsità su sanità e legge di bilancio. E allora facciamo ancora più chiarezza: +6,4 miliardi per la sanità in due anni, +2,37 miliardi nel 2024 e +4,12 miliardi nel 2025”. E ancora: “Record della storia d’Italia per il fondo sanitario nazionale: 136,48 miliardi nel 2025 e 140,6 miliardi nel 2026. Questi i numeri. Il resto sono mistificazioni”.

“La manovra è chiusa ma - ha detto il vicepresidente Antonio Tajani - si può migliorare in Parlamento per quanto riguarda le aliquote Irpef, che si possono ridurre dal 35 al 32% e allargare la piattaforma sino a 60.000 euro”. 

Le rivendicazioni non mancano, con i ministri che attendono il testo finale. Poi partirà il treno per l’approvazione entro l’anno, anche se governo e maggioranza devono fare i conti con un “sovraffollamento” di provvedimenti e di decreti da convertire. La maggioranza poi si trova ad affrontare alcune fibrillazioni legate ai dossier sul tavolo. Come sui balneari: FI e Lega in particolare spingono per riaprire i termini dell’intesa con l’Ue nel Dl infrazioni, ma al momento non sembra esserci uno spazio neanche sul tema degli indennizzi. 

Mentre i ministri sono vigili sui tagli che verranno apportati, la raccomandazione arrivata ai gruppi di centrodestra è netta: evitare assalti alla diligenza, anche perché occorre guardare in prospettiva e non alle Regionali, gli spazi per portare avanti i rispettivi cavalli di battaglia si apriranno più in là, è il ragionamento. “Ci preoccupiamo della propaganda che abbiamo sentito anche in questi giorni, perché continuano a dare i numeri sulla sanità, ma il numero più interessante che danno loro è quello che li inchioda alle loro bugie perché la spesa sanitaria che, in tutto il mondo si calcola sul Pil, è al 6,3, 6,4, 6,2 per i prossimi tre anni, quindi è inutile che Meloni continui a dire che ha fatto il più grande investimento della storia. 

La spesa sanitaria sul Pil in Italia è ferma”, è stato l’attacco della segretaria del Pd Elly Schlein. “La manovra non mantiene le promesse”, il parere di Ettore Rosato di Azione. “A pagare sarà il ceto medio”, ha sostenuto la senatrice di Italia Viva, Silvia Fregolent.