ASUNCIÓN – L’economista Santiago Peña, candidato del partito conservatore Colorado, al potere da sette decenni in Paraguay, ha vinto le elezioni presidenziali di domenica. Ha battuto Efrain Alegre, il suo principale rivale di centro-sinistra, che denunciava la corruzione endemica del Paese sudamericano.

Peña, 44 anni, ex funzionario del Fondo monetario internazionale ed ex ministro delle Finanze sotto il presidente Horacio Cartes (2013-18), incriminato dagli Stati Uniti per corruzione, è stato dichiarato vincitore dal Tribunale elettorale, con oltre il 42% dei voti, contro il 27,5% di Alegre.  Il presidente uscente Mario Abdo Benitez ha annunciato via Twitter che il candidato del Partido Colorado “è il presidente eletto del Paraguay”.

“Felicitazioni al popolo paraguaiano per la sua grande partecipazione in questa giornata elettorale - dice il tweet di Abdo - e al presidente eletto”. “Lavoreremo insieme - ha concluso - per iniziare una transizione ordinata e trasparente, che rafforzi le nostre istituzioni e la democrazia del Paese”.

Poco prima dell’ufficializzazione del risultato, Santiago Peña ha proclamato la sua vittoria, promettendo ai paraguaiani di “bandire il fatalismo che ci condanna al nostro presente”. “Siamo padroni del nostro destino, del nostro futuro”, ha aggiunto. Peña, nel 2018, era stato sconfitto alle Primarie del Colorado da Mario Abdo Benitez, al quale succederà in agosto per cinque anni.

Per settimane i sondaggi hanno mostrato Peña e il suo rivale Efrain Alegre in una rara corsa testa a testa per il Paraguay, dove il Colorado ha dominato la vita politica quasi ininterrottamente per 76 anni, a parte una breve parentesi a sinistra sotto Fernando Lugo tra il 2008 e il 2012. Diversi analisti avevano parlato di uno scenario “imprevedibile”. Il candidato “antisistema”, Paraguayo Cubas, con un virulento discorso antiparlamentare e antifunzionale, è finito al terzo posto con oltre il 22%.

La corruzione ha pesato sulle elezioni in un Paese classificato al 137esimo posto su 180 nell’indice di percezione della corruzione dell’OngG Transparency International. E la sua ombra non ha intenzione di abbandonare il giovane presidente: Peña ha dovuto difendersi dallo stigma associato al suo stretto mentore e attivo sostenitore, il magnate del tabacco Horacio Cartes. Washington lo ha etichettato nel 2022 come “significativamente corrotto” e gli ha vietato di entrare o fare affari negli Stati Uniti, nonostante sia stato storicamente uno strenuo alleato di Asunción.