ROMA - All’assessore alla Salute della giunta di Nicola Zingaretti, Alessio D’Amato, candidato dal Pd per le elezioni Regionali nel Lazio che si terranno il 12 e il 13 febbraio prossimi, il centrodestra risponde con un altro uomo proveniente dal campo della Sanità, l’ex presidente della Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca, che ha ufficializzato lunedì sera la sua candidatura alla presidenza della Regione.

A scegliere il suo nome in una rosa di tre personalità selezionate dalla premier Giorgia Meloni e che oltre a Rocca comprendeva il deputato di Fratelli d’Italia, Fabio Rampelli e l’europarlamentare Nicola Procaccini, è stato un accordo tra i partiti di maggioranza, che sono appunto confluiti su Rocca.

Poche ore prima dell’annuncio Rocca si era dimesso dalla Croce Rossa in una lettera pubblicata sul sito web dell’associazione.  “Ho scelto di mettermi a disposizione del territorio – ha scritto -. Come esperto di sanità pubblica, penso di poter portare un valore aggiunto: ho accettato una nuova sfida in cui credo fortemente”, aveva spiegato in una lettera pubblicata sul sito web dell’associazione”. 

Sul passato di Rocca, scrive RaiNews, c’è una piccola e lontana ombra: una condanna per spaccio di stupefacenti, per fatti risalenti a quando il neocandidato aveva 19 anni e fu arrestato dai Carabinieri. Condannato a tre anni e due mesi di reclusione e 7 milioni di euro di multa, l’anno dopo ebbe due mesi di sconto dalla Corte d’appello. “Bisogna imparare dagli errori e migliorarsi ogni giorno che passa. L’umanità è fragile e ogni individuo può sbagliare” ha sostenuto lo stesso Rocca nel momento in cui prese la guida della Croce Rossa Internazionale, parlando di quella condanna per spaccio.

Nel frattempo, la lista di centrosinistra a supporto di D’Amato si è andata ingrossando con l’adesione di Verdi e Sinistra Italiana, che appoggeranno anche loro l’assessore assieme al duo Azione-Italia Viva rappresentato da Carlo Calenda e Matteo Renzi.

Ma la sinistra nel Lazio si presenterà spaccata a metà, perché la candidatura di D’Amato non verrà sostenuta dal M5s e dal movimento di sinistra coordinamento 2050, gli ex Liberi e Uguali, che formeranno una lista progressista con sinistra italiana Lazio. A livello locale a rendere impossibile il dialogo tra Pd e M5s è stata soprattutto la questione della costruzione dell’inceneritore nella Capitale, che ha anche stato uno dei fattori scatenanti per l’allontanamento dei pentastellati dal governo Draghi la scorsa estate. 

Supportata dal Pd, la costruzione dell’inceneritore è stata al centro di una tesissima riunione del municipio XII, dove l’impianto verrà situato per decisione del comune e il sindaco Roberto Gualtieri, che si è presentato davanti all’Assemblea è stato fortemente contestato dai cittadini presenti.

Altri segnali del fatto che a Roma il Pd non goda di ottima salute dopo quelli arrivati dalla manifestazione di sabato scorso, in cui i dem non sono riusciti a riempire nemmeno una piazza piccola come quella dei Ss. Apostoli e dalla quale è stata anche lanciata la corsa di D’Amato alla Regione.

Per quanto riguarda il M5s, intanto, si sta discutendo ancora sul possibile nome da presentare per sfidare le due coalizioni di centrodestra e centrosinistra. Negli scorsi giorni di indiscrezioni sui nomi ne sono comparse molte e tra queste le giornaliste Luisella Costamagna e Bianca Berlinguer, o l’attrice Sabrina Ferilli, tutte smentite però da Giuseppe Conte.