Sembrava la Dea che ha battuto il Bayer Leverkusen nella finale di Europa League. E ieri come allora Lookman è stato il migliore: tripletta ai tedeschi, doppietta alla capolista.

Con De Ketelaere sontuoso nelle sue movenze. Sarebbe però riduttivo sottolineare solo i meriti di questi due giocatori in quanto tutta la squadra bergamasca s’è mossa con la precisione di un orologio svizzero evitando di dare punti di riferimento agli avversari, giocando sempre in verticale e marcando a uomo come si usava in altri tempi. Un mosaico perfetto.

E il risultato finale, impreziosito dal bellissimo gol al volo di Retegui, ne è l’esempio.

Solo una sbavatura, lo spazio lasciato a McTominay che, un minuto dopo la prima rete dell’anglo-nigeriano, ha colpito il palo. Per il resto solo Atalanta che ha anche segnato un altro gol, annullata per fuorigioco.

A fine gara, Conte ha tessuto le lodi della Dea “più forte di noi” e dell’Inter, prossima avversaria, “ancora più competitiva”. Eppure, il suo Napoli è ancora solo soletto al comando.

Allora perché mettere le mani avanti e fornire alibi ai giocatori che di tutto possono aver bisogno fuorché di giustificazioni? Vero che la sua squadra è caduta pesantemente al secondo consecutivo esame di maturità, ma nel turno precedente aveva superato il Milan al Meazza.

Troppo pessimismo? Non sembra questo il miglior approccio alla prossima trasferta milanese, stavolta con l’Inter, che vale il primato. Piuttosto Conte dovrebbe dirci perché non ha cambiato la marcatura su Lookman costringendo Di Lorenzo a una figuraccia. Ne è scaturita la seconda sconfitta per 3-0 come a Verona.

A un punto è salita l’Inter. Ma quanta fatica per battere il Venezia con la rete di Martinez che al Meazza non segnava, incredibile a dirsi, dal 28 febbraio con l’Atalanta: numerosi i gol falliti, clamoroso quello di Thuram, ma anche tanti, troppi, i rischi corsi in difesa. Incredibile quello verificatosi all’ultimo secondo.

C’è voluto il Var per cancellare il pareggio di Sverko che ha anticipato Bisseck a un passo dalla linea di porta, ma ha toccato il pallone con il braccio accostato al petto. Direte che non è fallo. Eh no, perché il regolamento non ammette tocchi di mano o di braccio, anche involontari, da parte di chi segna.

Nell’Inter è mancata, come in altre occasioni, la protezione del centrocampo in fase di non possesso. Si è notato anche un calo di concentrazione, forse in vista del prossimo impegno di Champions League, in programma mercoledì a San Siro con l’Arsenal sconfitto dal Newcastle.

A 3 lunghezze dalla vetta troviamo l’inedita coppia formata da Atalanta e Fiorentina, quest’ultima giunta alla quinta vittoria consecutiva in campionato, settima considerando la Conference. Un gradino sotto la Juventus. Vi risparmiamo le sbavature arbitrali, le più clamorose portano la firma dell’arbitro Feliciani.