ROMA - Hanno tirato tutti un sospiro di sollievo dopo che l’80% degli iscritti alla piattaforma Rousseau ha dato martedì sera il via libera all’accordo di governo tra il Pd e il M5s e sui punti di programma che il blog delle stelle aveva provveduto a pubblicare per informare chi si accingeva ad esprimere la propria opinione.
Se qualcosa fosse andato storto sarebbe stato infatti un cortocircuito dagli esiti imprevedibili, con un governo già praticamente formato e la garanzia data a Mattarella che il M5s gli avrebbe votato la fiducia. E invece è andato tutto come (quasi) tutti speravano, anche perché per gli iscritti, visto lo stato dell’opera, sarebbe stato improponibile far saltare tutto all’ultimo momento. Ed è proprio questo piccolo particolare, che in fondo un particolare non è, che svuota il significato profondo della prova di democrazia diretta mostrata con orgoglio da Davide Casaleggio. Forse, come hanno fatto sottolineare a ragione i critici, molto più senso avrebbe avuto far votare gli iscritti all’inizio del dialogo tra Pd e M5s, per far sì che i pentastellati avessero il mandato pieno della loro base a trattare con i dem e, al limite, avere poi un altro voto di conferma sul programma, ma senza creare cortocircuiti né con l’accordo politico discusso tra le delegazioni dei due partiti, né con la grammatica istituzionale che assegna interamente al capo dello Stato il compito di mettere il sigillo sul governo.
E invece i vertici del M5s, rischiando di irritare sia gli alleati di governo sia il Quirinale e riducendo, così sì, i propri iscritti a semplici click, hanno deciso diversamente.  Per fortuna la base ha dimostrato più sale in zucca e responsabilità politica e per la stragrande maggioranza ha deciso di risparmiare al Paese un nuovo salto nel buio, salvando allo stesso tempo la faccia ai propri vertici politici.
Alla fine, passato il pericolo Luigi Di Maio si è così potuto presentare davanti ai giornalisti celebrando la democrazia diretta e il “governo che verrà” del quale si è detto “molto contento”. Ma non ha mancato di ringraziare Beppe Grillo, colui che con i suoi numerosi interventi è tornato prepotentemente a guidare con mano ferma il M5s e non c’è da dubitare che sia stato soprattutto suo il merito di raccogliere attorno al progetto di governo i consensi della base. Perché Di Maio e Di Battista, Casaleggio e tutti gli altri possono credere quello che vogliono, ma a trascinare davvero il popolo dei 5 Stelle resta in fondo solo una persona, colui che quel popolo l’ha raccolto e gli ha dato uno scopo, Beppe Grillo. 
E questa è la realtà che a Davide Casaleggio, l’erede che invece con le piazze si trova a disagio, proprio non va giù, e non manca infatti di farlo notare commentando il “grande risultato” di Rousseau, ma mettendo in ombra l’apporto del comico: “Il suo appello per il sì? - dice Casaleggio rispondendo ad una domanda in merito -. Penso che tutti gli iscritti abbiano scelto in coscienza”.
Non manca infine il sollievo, quasi una liberazione, espresso anche dal segretario del Pd Nicola Zingaretti, al quale era toccato accettare il voto su Rousseau obtorto collo. Non pensiamoci più, sembra voler dire Zingaretti, ora “andiamo a  cambiare l’Italia.”      LME