Tra i registri vocali della lirica la voce di basso è la voce maschile più profonda, misteriosa e solenne.

Stupisce per la sua gravità, la sua forza e la colorazione scura e drammatica che sembra propagarsi nello spazio come un’onda lenta e inarrestabile.

Il basso italiano Roberto Scandiuzzi, attualmente è impegnato a Sydney in ben due produzioni con Opera Australia: il Rigoletto nella parte del sicario Sparafucile, e l’Aida nel ruolo del gran sacerdote di Isis Ramfis.

È un piacere conversare con Scandiuzzi e scoprire da lui i segreti del canto lirico insieme a qualche aneddoto della sua crescita artistica, fin dai suoi inizi, cioè da quando appena 14enne a causa della sua voce profonda e risonante veniva esiliato nella stanza in fondo al corridoio perchè, studiando a voce alta, infastidiva.

“Il mio problema - ricorda - era che, quando dovevo prepararmi per gli esami, studiavo a voce alta e mia madre mi diceva ‘per favore, vai in fondo al corridoio che non riesco a sentire tutto il giorno questo pentolone di fagioli che bolle continuamente’”.

Era un destino. Un destino iniziato a Treviso dove Roberto Scandiuzzi è nato e dove ha vissuto gli anni della sua giovinezza.

Nei suoi sogni giovanili il canto non era assolutamente compreso, nessuna smania di successo teatrale, tutto è accaduto in modo organico con un automatismo slegato dalla sua volontà. Certamente c’era l’interesse verso il canto e il mestiere di cantante è per lui un grande piacere, ma tutto è successo tramite passaggi graduali, forse anche incontrando le persone giuste, cadendo nelle situazioni più corrette e più utili. “La buona sorte ci avrà messo anche del suo - ammette -. Ho cominciato a diciannove anni a studiare, hanno cominciato a chiedermi di cantare... meccanicamente sono successe le cose e adesso sono passati quarant’anni!”.

Quattro decadi di carriera che lo hanno portato in tutto il mondo e in molte città dove Scandiuzzi, per sentirsi più a casa, ha lasciato una valigia piena di utensili per la cucina.

Sì perchè essendo anche un amante della buona tavola ama cucinare e per non dover viaggiare con coltelli e utensili pesanti ha lasciato una valigia di attrezzi a Sydney, una a Monaco di Baviera in Germania, una a New York negli Stati Uniti e una a Tokyo in Giappone.

Inoltre, in Australia Scandiuzzi si sente particolarmente a casa avendo molti parenti sparsi tra Sydney, Melbourne e Perth. L’Australia conserva per lui un fascino particolare, una terra simile più a un pianeta sconosciuto dove si può sempre scoprire qualcosa di nuovo. La sua prima visita in questo Paese risale a circa vent’anni addietro, con il suo primo impegno con la Sydney Simphony Orchestra diretta dal compianto Gianluigi Gelmetti. Oggi, la capitale del New South Wales è una tappa consueta.

La caratteristica voce di Scandiuzzi si identifica come basso nobile e ne distingue la linea di canto. “La mia vocalità si è adattata sempre, fin dall’inizio, a una linea di canto elegante quindi più adatta ad alcuni ruoli come Filippo II del Don Carlos, Fiesco del Simone Boccanegra, il Requiem di Verdi, e tutta la forma oratoriale, cioè certi Stabat di Rossini, la Messa di Dvorak, parti che richiedono una certa austerità in linea con una certa eleganza” spiega.

Per questo viene definito basso “nobile”, non è un basso “rude”. “Per esempio, tanto per rendere l’idea, Sparafucile del Rigoletto, sarebbe tendenzialmente una voce un po’ più rude, è un ruolo che avrebbe un poco più di rudezza proprio nell’espressività, stavolta Lyndon Terracini me l’ha chiesto e alla mia età ci si può anche divertire a fare delle cose un pochettino più ‘forzate’ se vogliamo dire così - scherza -. La linea di canto però ai primordi, è nata con una linearità tendente all’elegante. Il classico mobile d’epoca dentro a un salotto moderno... fa arredamento, credetemi, fa arredamento!”.

Quindi durante questa visita a Sydney vedremo Scandiuzzi impegnato in due ruoli molto diversi per quanto riguarda l’interpretazione e la tecnica vocale. Infatti, come abbiamo detto prima sarà impegnato dal 13 al 26 giugno nel Rigoletto e dal 19 giugno al 21 luglio nell’Aida. Ma le sfide artistiche per questo artista sembra siano il pane quotidiano.

Nella sua lunga e brillante carriera ha infatti cantato non solo in tutto il mondo ma anche in varie lingue: in francese, che rimane la sua lingua madre in quanto la mamma era di origine francese, lo spagnolo, ovviamente l’italiano e il russo che ha la caratteristica di esaltare la morbidezza del canto.

Confessa di avere poca dimestichezza con il tedesco, che male si adatta alla sua vocalità mentre racconta invece di essersi avventurato perfino a cantare un’opera nella lingua basca del nord della Spagna.

In Spagna appunto, Scandiuzzi ha insegnato canto per dieci anni all’università della capitale Madrid. L’insegnamento è un’attività che lo impegna sempre nei periodi di pausa e di cui parla con entusiasmo: “Insegnare aiuta me a capire tantissime cose anche perchè lo studio della vocalità è talmente particolare, singolare - sottolinea -. Entrando nel meccanismo diverso di ogni nuova voce che ti trovi sotto mano, impari un milione di cose, perfezioni te stesso e aiuti anche i ragazzi a crescere. Ovviamente l’insegnante ha una base di conoscenza, ma nell’applicare cose nuove o nel cercare di capire cose nuove, non solo si aiutano i ragazzi a crescere, ma ci si arricchisce. Infatti ho sempre detto che a insegnare dovrei pagarli io i ragazzi, perchè aiuta me a formarmi sempre di più”.

I giovani che si avvicinano alla lirica e che chiedono di imparare attualmente sono tantissimi, un vero e proprio momento magico, un interesse nuovo probabilmente causato dalla facilità di accesso alla musica classica data dalle nuove piattaforme come youtube e, specialmente grazie all’apertura dei paesi asiatici verso la musica lirica, il numero di giovani che si affacciano ad essa è cresciuto moltissimo.

“Stupisce vedere ragazzi e ragazze di quattordici/quindici anni venire a chiedere consigli e lezioni - spiega -. È molto incoraggiante sapere che dato il giusto approccio educativo da parte degli insegnanti o dei familiari, anche le nuove generazioni possono imparare a gustare e apprezzare l’armonia, la potenza e la passione che scaturisce dallo strumento più naturale tra gli strumenti musicali quale è il corpo umano”.

“Con un approccio mirato, selezionato di autori e di opere ‘facili’, ma facili proprio perchè perfette come Il Flauto Magico, Le Nozze di Figaro e il Don Giovanni, o le opere del settecento napoletano, il teatro in musica può conquistare i ragazzi” è l’ultimo consiglio preziosissimo che lascia Roberto Scandiuzzi prima di poterlo vedere, è proprio il caso di dirlo, all’opera al Joan Sutherland Theatre della Sydney Opera House dal 13 al 26 giugno nel Rigoletto e dal 19 giugno al 21 luglio nell’Aida. Appuntamenti da non perdere!