”Scarred for life: the cry of hope” è il primo libro del neo-scrittore di origini italiane Vincenzo Russo.
Il libro tratta della storia intricata e complicata di un bambino italiano, arrivato in Australia da un paesino chiamato Minturno vicino a Scauri, in provincia di Latina, costretto a emigrare dalla sua terra d’origine all’età di quattro anni con sua madre e gli altri suoi fratelli dopo la tragica morte del padre.
L’autore ora ha 68 anni, ma racconta con grande commozione quello che ha vissuto durante quei difficili anni d’infanzia che gli sono stati rubati per sempre, costretto a crescere troppo velocemente come tutti i bambini della sua età, che all’epoca attraversavano il mondo con le proprie famiglie in cerca di fortuna e di una vita migliore.
Al suo arrivo in Australia le difficoltà non sono mancate. Dopo una breve convivenza con lo zio e in seguito alla precarietà economica in cui versava la sua famiglia, sua madre a malincuore si trovò costretta a mandare i suoi figli in orfanotrofio.
Tutti questi anni lontano dal nucleo familiare primario, privato dei rapporti più importanti come quelli con i fratelli e le sorelle e, ovviamente, la lontananza da sua madre, formarono per sempre il giovane Vincenzo che crescendo soffrì di ansia e depressione per diverso tempo.
Nel libro vengono sottolineati valori quali l’importanza dei legami culturali, della lingua e della famiglia in quanto centro completo e totale delle esigenze affettive di un bambino migrante. Ma sua madre, per fortuna, è stata in grado di rimettere insieme la famiglia nel giro di tre anni e di riunire tutti sotto lo stesso tetto, ancora una volta. Il racconto del libro continua con una storia di conflitti irrisolti in famiglia.
“Non è una lettura facile, ma la gente lo trova riconoscibile” spiega Russo, raccontando di aver scritto il libro quasi di getto, prendendo tempo per trovarsi da solo con se stesso e scrivere, mettendo nero su bianco i suoi ricordi.
“Spero davvero che le persone si riconoscano e trovino nelle mie parole un po’ di conforto, la mia storia è complicata ma mi rendo conto che molte persone si sono trovate in grande difficoltà negli anni ‘50 e ‘60 quando hanno deciso di abbandonare l’Italia.Vedevo mia madre fare molti sacrifici e questo mi ha sempre spinto a raggiungere i miei obiettivi, migliorare è stato sempre alla base di tutte le mie scelte di vita, proprio come la popolazione italiana che si messa tutto alle spalle per venire in Australia”.
“Le circostanze individuali sono diverse, ci sono etichette davanti agli individui in questa società, pressioni affinché l’individuo si conformi e viva secondo le aspettative della propria cultura. Sono sempre stato consapevole della sensibilità dei miei pensieri” aggiunge.
Dopo aver finito il liceo ha trascorso dieci anni lavorando nell’industria manifatturiera e dopo che c’è stata una crisi che ha coinvolto l’intero settore, Russo ha trascorso un paio di mesi in prigione per aver bevuto e guidato in stato d’ebbrezza e all’epoca era obbligatorio trascorrere del tempo in prigione.
Russo continua ricordando come quello sia stato un momento della vita in cui doveva davvero riflettere sui cambiamenti da apportare al suo futuro. “Questo libro si è rivelato un’ottima opportunità di trasmettere una storia e raccontare la mia esperienza a molte persone, rendendo la mia esperienza individuale un’esperienza universale e per me questa è stata la cosa più importante. Dopo la morte di mia moglie sono tornato a vivere con i miei genitori per prendermi cura di loro e finalmente ho avuto la possibilità e ho trovato il tempo di dedicarmi alla scrittura”.
Ci sono voluti sei mesi per scrivere la prima bozza del libro, Russo conferma di aver dedicato al racconto circa nove ore al giorno o più e poi, ultimata la prima bozza, ha dovuto solo aspettare perché il suo patrigno era piuttosto malato e quindi si è trasferito a casa dalla madre e dal patrigno per accudirli entrambi e così il progetto è rimasto chiuso in un cassetto per un anno. Scrivere il libro e trovare il tempo di sedersi in una stanza a rimuginare sul proprio passato non è stato facile per l’autore, ma dopo la morte del suo patrigno ha trovato un posto nel South Australia dove ha trascorso la maggior parte del tempo in isolamento continuando a lavorare al libro e infine lo ha autopubblicato.
Vincenzo ha una figlia di 29 anni e un figlio di 27. La figlia purtroppo è stata colpita da un cancro al seno ed è per questo che si è stabilito a Cairns, nel nord del Queensland, per starle vicino e adesso fortunatamente si è ristabilita. Sta pensando di scrivere un secondo libro, ma questa volta tratterà una tematica del tutto differente: il risveglio spirituale.