CANBERRA - Il dibattito tra il Partito laburista e quello liberale si è acceso sulla visione del ruolo australiano nel Pacifico rispetto agli impegni ambientali, in una Regione dove il cambiamento climatico rappresenta una minaccia esistenziale.

L’Australia, come la Turchia, ha presentato la propria candidatura per ospitare la COP31 nel 2026, la conferenza annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici.

La candidatura ha ottenuto il sostegno degli alleati e delle nazioni del Pacifico, mentre non ha trovato l’appoggio dell’opposizione. Ted O’Brien, portavoce della Coalizione per il Cambiamento climatico, non ha ufficialmente sostenuto la candidatura australiana: “La nostra priorità è ridurre i costi per le famiglie e le imprese australiane, non ospitare un vertice globale sul clima”, ha spiegato all’AAP.

Il ministro per il Cambiamento climatico, Chris Bowen, ha replicato accusando l’opposizione di fare giochi politici, invece di affrontare seriamente la crisi climatica.

Il governo laburista ha detto che un vertice co-ospitato con le nazioni del Pacifico dimostrerebbe l’impegno dell’Australia nella lotta al cambiamento climatico, rafforzando i legami con la Regione. Tuttavia, la Coalizione ha sollevato dubbi sui costi dell’evento e sugli impegni politici che ne deriverebbero.

Il South Australia ha proposto di ospitare la conferenza ad Adelaide, sottolineando il potenziale impatto economico positivo di oltre 500 milioni di dollari, ma anche il fatto che richiamerebbe l’attenzione globale su una città capace di portare avanti una trasformazione grazie alla quale l’elettricità deriva interamente da fonti di energia rinnovabili.

Nel frattempo, le nazioni del Pacifico continuano a chiedere azioni concrete, temendo che la mancanza di unità possa favorire una maggiore influenza cinese nella regione.