SYDNEY - A mezzogiorno lo ASX 200 era sceso di 94 punti (- 1,4%).

Quasi tutti i settori si sono trovati in rosso.

Il mercato ha riflesso una debolezza diffusa, costringendo gli investitori a continuare a riposizionarsi tra i timori di un rallentamento dell’economia, evento segnalato dalla decisione presa la scorsa settimana dalla Fed di rialzare i tassi statunitensi di altri 75 punti base per la terza volta consecutiva, decisione accompagnata dall’avvertimento di nuovi incrementi pronti nel cassetto.

I titoli energetici sono stati quelli più in affanno perdendo il 6%, il calo più vistoso in più di due mesi.

Le major del petrolio e del gas, Woodside Energy e Santos, hanno perso rispettivamente il 6,5% e il 6,1%.

Male anche le minierarie: giù del 4,6%, il peggior risultato dallo scorso 25 luglio, con BHP e Rio Tinto in calo rispettivamente del 4,2% e del 4,8%.

La debolezza dei prezzi del lingotto ha trascinato l’indice sottostante dell’oro al ribasso del 5,2%, il minimo degli ultimi cinque anni, spingendo il maggiore operatore minerario australiano del bene rifugio, Newcrest Mining, ad una perdita del 4,4%.

Le finanziarie sono scese dello 0,9%, con le quattro grandi banche tutte in rosso, in percentuali comprese tra lo 0,5 e lo 1,2%.

In controtendenza i titoli sanitari, che hanno guadagnato lo 1,7%.

L’unica eccezione nel settore si è rivelata il gruppo Ramsay Health Care (sotto del 2,9%) dopo che l’operatore ospedaliero aveva reso noto che avrebbe interrotto le trattative con il consorzio guidato da KKR & Co sulla proposta di acquisizione.

Il dollaro australiano, al ribasso, è scambiato per 65.18 centesimi della divisa Usa.

Sui mercati petroliferi, da registrare la risalita del Brent che, verso mezzogiorno (AEST), veniva scambiato al prezzo di 86.40 dollari Usa al barile.