TORINO - È stata una giornata ad alta tensione quella vissuta nel capoluogo regionale piemontese, dopo lo sgombero e il sequestro del centro sociale Askatasuna, storico spazio occupato di corso Regina Margherita. L’operazione è scattata all’alba ed è stata condotta dalla Digos con il supporto di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza. All’interno dello stabile sono stati trovati sei attivisti: secondo la Questura, la loro presenza violava le condizioni del patto di collaborazione siglato con il Comune, motivo per cui l’accordo è stato dichiarato decaduto e l’edificio sigillato.
Il provvedimento arriva nel quadro di un’indagine più ampia sulle recenti violenze avvenute in città, tra cui gli attacchi alle sedi de La Stampa, delle OGR e dell’azienda Leonardo, episodi collegati alle manifestazioni pro-Palestina delle ultime settimane. Decine le persone indagate, con accuse che vanno dal danneggiamento alla resistenza a pubblico ufficiale.
Dopo lo sgombero è stato rapidamente organizzato un corteo di protesta. La manifestazione, partita in forma spontanea, ha registrato momenti di forte tensione quando alcuni manifestanti hanno lanciato petardi e oggetti contro le forze dell’ordine. La polizia ha risposto con idranti e lacrimogeni per disperdere i gruppi più attivi e impedire tentativi di rientro nello stabile appena sgomberato.
Sul piano politico, lo sgombero ha acceso un duro confronto. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato di “segnale chiaro dello Stato”, ribadendo che “non può esserci tolleranza verso chi usa la violenza”. Sulla stessa linea Fratelli d’Italia e Lega, che hanno espresso pieno sostegno alle forze dell’ordine e alla decisione di revocare il patto con Askatasuna.
Diversa la posizione del sindaco torinese Stefano Lo Russo (Pd), che ha difeso la scelta come conseguenza inevitabile della violazione degli accordi: “Il dialogo è possibile solo nel rispetto delle regole”. Dura invece la reazione della sinistra. Marco Grimaldi (AVS) ha definito l’operazione “un atto repressivo che colpisce uno spazio sociale della città”, mentre Rifondazione Comunista ha parlato di “scelta politica miope” annunciando nuove mobilitazioni. I manifestanti hanno promesso di continuare la protesta.