ROMA - Ieri sera la premier Giorgia Meloni è partita per Bruxelles dove oggi comincerà il Consiglio Europeo che si protrarrà fino a domani. Al tavolo del vertice non ci sarà tuttavia la discussione sul tema dei migranti, come chiesto a più riprese dal governo di Roma e questo significherà altre critiche che pioveranno sul capo della presidente del Consiglio al suo rientro in Italia per non aver saputo incidere sulla definizione dell’agenda europea.
Si ricomincerà dunque dove si era lasciato, ossia dal clima incandescente della discussione alla Camera durante la comunicazione della premier in vista proprio del Consiglio Ue e durante la quale è andato in scana uno scontro durissimo tra Giorgia Meloni, lasciata per altro sola dai suoi alleati della Lega, che non si sono seduti ai banchi del governo e i partiti di opposizione.
Al centro delle polemiche c’è stata proprio la gestione della crisi migratoria e i mancati soccorsi al barcone naufragato poi a Cutro lo scorso 26 febbraio, temi sui quali il governo è stato attaccato con veemenza dal Partito Democratico. Accuse che Meloni bolla come “calunnie e falsità” nei confronti dell'esecutivo, “dello Stato italiano” e della Guardia costiera, affermando invece che il suo governo “in rapporto agli sbarchi” è quello che è riuscito “potenzialmente a salvare più persone”.
“L'unico modo per impedire” che queste tragedie si ripetano “è fermare le partenze illegali. È quello che il governo sta cercando di fare con un piano articolato. Non mi sono chiare le alternative”. Cosi' il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica alla Camera in vista del Consiglio europeo. “Vedremo i risultati” del Consiglio europeo e “che cosa riferirà la Commissione. Il punto è: siamo d'accordo sul piano di riferimento? Noi lavoriamo per fermare i trafficanti e abbiamo fatto anche un decreto flussi triennale per dare obiettivi e misure concrete”, ricorda la premier, “vogliamo investire in Africa con il 'piano Mattei'“, e accelerare sui rimpatri, anche se “bisogna andare più veloci”.
Lo scontro più pesante della giornata è stato però quello che la premier ha avuto con il leader del M5s Giuseppe Conte sull’invio delle armi all’Ucraina. Attaccato dalla Meloni a più riprese per le sue posizioni sul conflitto anche il giorno precedente al Senato, quando la premier ha accusato il governo da lui presieduto di aver aumentato le spese militari di nascosto, mentre l’attuale esecutivo “ci metteva la faccia”, il capo dei pentastellati ha replicato dicendo che quella che il governo ci mette è “una faccia di bronzo”. “Lei sta portando l’Italia in guerra con un piglio coraggioso, glielo riconosco” ha detto Conte, “ma gli italiani sanno che il coraggio non alberga in chi si limita a prendere ordini per compiacere alleati esclusivamente protesi a quest’escalation militare”.
La posizione di Conte contro la guerra è appoggiata però solo da Verdi e Sinistra, perché alla fine anche il PD voterà a favore della mozione presentata da Azione e Italia Viva assieme alla destra.