STRASBURGO - Le presidenti dei gruppi parlamentari europei dei socialisti e democratici, Iratxe Garcia Perez, e Renew Europe, Valerie Hayer, hanno scritto una lettera alla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, sul caso della direttiva Green Claims. Secondo le due parlamentari, la Commissione avrebbe violato la legislazione comunitaria. Chiedono a Metsola di sollevare il tema durante il vertice Ue del 26 giugno.  

“Pur riconoscendo il diritto della Commissione di ritirare proposte legislative in quanto naturale corollario del suo potere di iniziativa legislativa, ci aspettiamo che essa rispetti il principio di leale cooperazione”, secondo cui “qualora la Commissione intenda ritirare una proposta legislativa, sia o meno seguita da una proposta rivista, essa fornisce le motivazioni del ritiro”, si legge nella lettera. “Pertanto, insistiamo affinché tale decisione sia motivata su basi valide, soprattutto nella fase finale del processo negoziale”.  

Nella missiva si afferma inoltre che “la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che la Commissione può ritirare una proposta fintanto che il Consiglio non abbia agito. Considerato che i negoziati interistituzionali su questo dossier sono in corso dal 28 gennaio, è ragionevole ritenere che il Consiglio abbia già agito e che quindi una decisione unilaterale di ritirare la proposta senza consultare i co-legislatori violerebbe tale vincolo”. 

Per questo, continua la nota, “le chiediamo di trasmettere alla Commissione che i co-legislatori devono essere adeguatamente consultati, in linea con il principio di leale cooperazione, su questo dossier e su qualsiasi altro possibile ritiro. Riteniamo inoltre che i Commissari responsabili debbano essere convocati presso le rispettive commissioni per spiegare le loro intenzioni. Data la sensibilità politica del contesto, ci aspettiamo anche che lei sollevi la questione della protezione dei ruoli del Parlamento e del Consiglio nei processi interistituzionali durante il suo consueto intervento al Consiglio europeo di giovedì 26 giugno, alla presenza dei capi di Stato e di Governo e dei Presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo”, concludono Perez e Hayer.  

Nel mondo del marketing si vanno moltiplicando le etichette che vantano la sostenibilità dei prodotti, spesso in maniera non veritiera e a danno dei consumatori. Il nuovo quadro normativo prevede che ogni dichiarazione esplicita – come “prodotto con il 30% di plastica riciclata” o “emissioni di CO₂ dimezzate rispetto al 2020” – debba essere supportata da dati concreti, verificati da enti terzi indipendenti. Inoltre, si punta a ridurre la proliferazione di etichette ambientali: attualmente ne esistono oltre 230 nella sola Ue, molte delle quali prive di trasparenza o controllo.  

Come sottolinea il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “i nostri valori non sono mai stati così rilevanti e le necessità così grandi”, in un mondo segnato da crisi climatiche e disuguaglianze, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nelle imprese passa anche dalla chiarezza e dall’onestà con cui si comunica la sostenibilità.  

La sfida, dunque, è duplice: da un lato, garantire che le aziende non ingannino i consumatori; dall’altro, creare un contesto in cui la sostenibilità sia premiata, non solo dichiarata. A far pressione affinché la direttiva sia ritirata sono i partiti conservatori Ppe (Partito Popolare Europeo) e Ecr (Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei).