RIYAD - L'Arabia Saudita e il Kuwait hanno affermato oggi di essere gli unici attori a poter condurre esplorazioni alla ricerca di gas naturale nelle acque del Golfo Persico in un sito rivendicato dall'Iran. E questo dopo che Teheran ha ribadito la sua intenzione di procedere con esplorazioni nello stesso giacimento.
Il sito, chiamato Arash in persiano e Durra in arabo, ha riserve stimate di 220 miliardi di metri cubi di gas naturale, ed è oggetto da 70 anni di una controversia tra Kuwait e Arabia Saudita da una parte e Iran dall'altro.
Il Kuwait e l'Arabia Saudita "sono gli unici con diritti sovrani per sfruttare la ricchezza di quest'area", hanno affermato in un comunicato congiunto diffuso dall'agenzia di stampa ufficiale saudita Spa. I due Stati del Golfo hanno anche invitato la Repubblica islamica dell'Iran a "negoziare" la demarcazione dei suoi confini marittimi, al fine di risolvere la questione.
Un accordo sullo sfruttamento congiunto era stato firmato nel marzo 2022 tra Kuwait e Arabia Saudita, ma già allora era stato definito "illegale" da Teheran. Domenica scorsa il ministro del petrolio iraniano, Javad Owji, aveva affermato che Teheran "farà valere i propri diritti e interessi" sul giacimento di gas in assenza di una "disponibilità a cooperare" da parte dell'Arabia Saudita e del Kuwait.
La disputa su questo giacimento risale agli anni '60, ben prima della Rivoluzione iraniana del 1979. Il Kuwait affidò allora una concessione all'Anglo-Iranian Petroleum, poi entrata a far parte della British Petroleum. Dal canto suo, l'Iran diede la concessione alla Royal Dutch/Shell. Le due concessioni si sovrappongono in parte nel giacimento a gas.
Nel 2001, l'Iran aveva iniziato a perforare il campo, spingendo il Kuwait e l'Arabia Saudita a raggiungere un accordo per definire il confine marittimo per sfruttare il giacimento in maniera congiunta.