CANBERRA – Il movimentato inizio dei lavori parlamentari, la scorsa settimana, ha fatto passare in secondo piano la riunione dell’ala parlamentare del governo, durante la quale si è discusso della creazione di un ministero preposto per i Cambiamenti climatici.
La proposta è stata avanzata da Katie Allen, eletta lo scorso maggio, deputata del seggio di Higgins, nel Victoria, nell’ambito del dibattito su come “evolvere” (come auspicato recentemente dal primo ministro, ndr) la politica ambientale del governo. 
Il suggerimento di Allen, che assieme a Tim Wilson, anch’egli del Victoria e i colleghi del NSW, Fiona Martin e Trent Zimmerman, auspica un maggior impegno della Coalizione sui cambiamenti climatici, è stato fatto in una discussione online, solo su come migliorare la comunicazione in materia ambientale, non per chiedere un’azione più determinata, sottolineando che “il significativo investimento” del governo sui cambiamenti climatici non viene riconosciuto dall’elettorato.
Nel dibattito online, Allen ha proposto la candidatura, a ministro dei Cambiamenti climatici, del collega Tim Wilson, che alla riunione della settimana scorsa si era espresso a favore di più ambiziosi piani sul clima e dell’adozione dell’energia nucleare.
Alla moderata Allen, hanno risposto i ‘crociati’ anti-clima dei Nazionali – George Christensen, Barnaby Joyce e David Gillespie – che, senza neanche rispondere all’interrogativo sul ministro per i Cambiamenti climatici per meglio comunicare le iniziative del governo, hanno reagito gridando che “il governo non può cedere alle pressioni sul clima, degli elettori nell’hinterland delle grandi città”.
Il primo ministro ha corto, dopo la riunione del gruppo parlamentare della Coalizione, dicendo che non si lascerà intimidire da coloro che chiedono più azione sui cambiamenti climatici: “Ascolteremo tutti gli australiani, non solo quelli delle grandi città, e prenderemo misure pratiche e bilanciate, che non mettano a repentaglio posti di lavoro o intere industrie”, ha detto Scott Morrison, e rispondendo indirettamente all’invito del primo ministro britannico, Boris Johnson, ad altri Paesi, a unirsi al Regno Unito e ambire a emissioni zero entro il 2050, ha aggiunto: “Non prenderei mai un impegno del genere se non potessi dire agli australiani quanto costerebbe”.
Già sotto attacco degli indipendenti come Zali Steggall, che chiedono un approccio bipartisan sull’ambiente, e sempre nel mirino dei laburisti, Morrison deve continuare a barcamenarsi tra i moderati come John Alexander che, parlando degli incendi devastanti, la settimana scorsa ha detto che “non sono stati un avvertimento dei cambiamenti climatici, ma sono i cambiamenti climatici”, al neo ministro dell’Agricoltura, David Littleproud che ha auspicato l’ammodernamento delle centrali energetiche a carbone del Queensland, e quello degli Interni, l’ultraconservatore Peter Dutton, per il quale la crisi dei roghi è stata causata da “ragazzini che giocavano con i fiammiferi”.