BUENOS AIRES – C’è un filo d’acciaio che lega l’Argentina, l’attore e regista italiano Oreste Valente e Italo Calvino, in una sorta di triangolazione degna del Castello dei destini incrociati, tanto per citare uno dei suoi libri più famosi.

“Mio padre e mio nonno hanno vissuto in Argentina – spiega Valente –. Avevano una ditta che esportava frumento. Io ho portato qui, nel 2018, il mio spettacolo sulla Vita Nova di Dante Alighieri. E il mio maestro, Vittorio Gassman, adorava Buenos Aires, tanto da volerci girare un film, Il gaucho”.

Inoltre, la bisnonna di Oreste era vicina di casa della figlia di Calvino. “Ho conosciuto Libereso Guglielmi, il botanico protagonista del racconto Un pomeriggio, Adamo” aggiunge, come a voler mettere ancora più carne al fuoco.

Negli anni ’50, importanti editori argentini avevano pubblicato le opere di Calvino, che invece in Spagna era stato censurato dal franchismo.

La moglie Chichita, morta nel 2018, è stata la traduttrice di Julio Cortázar. Mentre lo stesso Italo, un anno prima di morire, ha tenuto in Argentina una serie di conferenze sulla lettura e la scrittura, preludio a quelle Lezioni americane mai tenute a causa della morte improvvisa, pubblicate postume dalla moglie.

“Con Calvino condivido la passione per Borges” conclude Valente.

Con queste premesse, nell’anno del centenario della nascita, creare uno spettacolo su di lui – e portarlo in Argentina – diventava una scelta quasi obbligata.

“Ha collaborato con me, come consulente, Sofia Tinetti, giovane ricercatrice molto competente e appassionata” sottolinea Oreste.

Nasce così lo spettacolo Se alzi un muro che, dopo le tappe di Paranà e Rosario, l’8 luglio alle 17 sarà presentato alla biblioteca popolare Alberdi di Caseros, nella zona ovest del conurbano di Buenos Aires, in collaborazione con l'Associazione Corrado Alvaro di Ramos Mejía (Buenos Aires).

La locandina dello spettacolo.

Il titolo allude al fatto che Calvino avesse un’ossessione con la parola muro. “È presente nel Barone Rampante… In Marcovaldo compare 28 volte, di cui 8 in una sola pagina!” spiega l’attore.

Le sue opere preferite, messo alle strette, sono Il castello dei destini incrociati e Marcovaldo. “Ma di lui c’è ancora tanto da scoprire – aggiunge, quasi rammaricato di non poter inserire tutto –. Testi di teatro inediti, canzoni… Ha scritto un racconto per Boccaccio ’70 di Monicelli e ha dato a Fellini l’idea del soggetto di 8 ½”.

Il risultato è una conferenza-spettacolo interattiva dove, ad accompagnare Valente sul palco, ci sarà una scatola sonora da cui usciranno le note di Marco Loddo, il contrabbassista che lavora con Nicolò Piovani, autore della colonna sonora di La vita è bella.

“A Paranà ho avuto tra il pubblico 120 ragazzi di una scuola italiana – racconta Oreste –. Dopo lo spettacolo siamo rimasti a parlare. Mi interessa ascoltare le loro idee e i loro sogni”.

Proprio come avrebbe fatto Calvino. E forse gli avrebbe raccontato la storia di tre adolescenti in un bar della riviera ligure, a immaginarsi il loro futuro davanti a un gelato o un caffé.

Uno di loro, vedendo le speculazioni edilizie che avevano distrutto la costa e la natura della zona, diceva che avrebbe voluto riportarci la bellezza: era Walter Vacchino, futuro proprietario del teatro Ariston di Sanremo e ideatore del festival omonimo.

Un altro sognava di dirigere un giornale: era Eugenio Scalfari, il fondatore della Repubblica.

Il terzo avrebbe voluto passare la vita a scrivere, leggere e scoprire nuovi talenti. Ed era proprio lui, Italo Calvino.