MELBOURNE – Era il 2001 quando Sebastiano Falesi, siciliano d’origine, che si era da poco laureato in Ingegneria chimica al Politecnico di Milano, decide, insieme a due colleghi ingegneri, di dare inizio a un’avventura imprenditoriale nel mondo delle energie rinnovabili.
La leggerezza della giovane età, accompagnata a una visione chiara e pioneristica, ha portato Fera Srl - Fabbrica Energie Rinnovabili e Alternative - a crescere in maniera costante, arrivando oggi a contare circa 60 dipendenti e due sedi, una a Milano e una a Melbourne.
Nel 2002 vengono presentati i primi progetti per la costruzione di parchi eolici in Italia, tra Abruzzo e Liguria. “Quando abbiamo cominciato - ricorda Falesi - non esisteva nemmeno un sistema normativo che regolamentasse questo settore”. Ma questo vuoto legislativo, che si è poi colmato negli anni a mano a mano che cresceva la consapevolezza ambientale e si prendeva coscienza della necessità di una transizione verso le energie rinnovabili, non ha rappresentato un ostacolo.
“[Al contrario], siamo cresciuti costantemente in quegli anni, dal 2003-2004 fino al 2012-2013, è andata molto bene; poi il mercato ha frenato, non si capiva quale direzione avrebbero preso le energie rinnovabili e in quel momento di incertezza abbiamo anche dovuto ridurre il numero di persone che lavoravano con noi”.
Quella congiuntura ha rappresentato per l’imprenditore e i suoi soci un momento di riflessione, fino alla scelta di aprire altri mercati: “Memori di quella volatilità, abbiamo pensato fosse necessario guardarci intorno, valutare altri Paesi, anche per diversificare il rischio. Per la selezione abbiamo considerato svariati fattori, tra cui il clima, le prospettive di crescita, un’economia e una moneta stabile, il livello di democrazia. Alla fine, rimanevano Canada e Australia”, sorride Falesi, che ricorda come la decisione di aprire una filiale Down Under sia stata condivisa con i co-fondatori dopo che uno di loro aveva visitato il Paese durante una vacanza, rimanendone affascinato.
“Era l’agosto del 2019 quando il mio socio è atterrato a Melbourne, sei mesi prima dello scoppio della pandemia. Non un buon momento - sottolinea -. Io ho dovuto rimandare la partenza alla fine del 2022, ma i miei figli, che all’epoca avevano 13 e 14 anni, non ne volevano sapere di lasciare Noto (ndr, provincia di Siracusa) per trasferirsi in Australia”.
Abbandonare un piccolo centro tra il mare e le colline, gli amici e le loro abitudini non era certamente nei piani dei due adolescenti, che hanno però ceduto davanti alla prospettiva di fare una prova di un anno. “Dopo quel primo anno mi sono dovuto sedere al tavolo e negoziare con loro il rinnovo di altri 12 mesi”, scherza Falesi spiegando come i ragazzi, ora all’Anno 10 e 11, siano dell’idea di finire qui il ciclo scolastico prima di rientrare.
Un’esperienza personale positiva per tutti, “e un’opportunità anche dal punto di vista professionale”, come assicura l’ingegnere. Nonostante la fatica iniziale di comprendere dinamiche molto lontane da quelle italiane, l’imprenditore ha potuto mettere a frutto l’esperienza acquisita in quasi 25 anni di attività e attingere alle competenze e alle solide relazioni costruite nel corso del tempo.
Per la realizzazione di un parco eolico in Australia i tempi sono più lunghi rispetto all’Italia, come spiega Falesi: “Prima ancora di iniziare l’iter autorizzativo, si devono eseguire dei monitoraggi obbligatori per almeno due anni per valutare l’impatto ambientale, sulla comunità, sul territorio, con un’attesa che va dai due ai quattro anni prima di cominciare a progettare sul campo”.
Anche l’infrastruttura della rete elettrica debole e i grandi spazi sono alcuni degli elementi peculiari della realtà australiana con cui fare i conti in fase di progettazione.
Per cominciare e prendere le misure con tutte le tipicità del mercato, Fera Australia vuole inaugurare due parchi eolici di proporzioni simili a quelli già realizzati in Italia per passare, in futuro, a progetti molto più importanti. “Nei prossimi tre anni l’obiettivo è di terminare il primo parco eolico e, in parallelo, riuscire ad autorizzare il primo grande impianto nell’area di Seymour, a poco più di un'ora a nord del centro di Melbourne, dove dovrebbero essere installate circa 100 turbine eoliche”.
Nel DNA dell’azienda c’è una particolare sensibilità all’interazione con il territorio e al coinvolgimento della comunità: “Abbiamo sempre cercato il dialogo con chi vive sul territorio e abbiamo da sempre coinvolto le parti già durante la fase progettuale, per capirne le esigenze e dunque poter calare al meglio le nostre proposte progettuali. Se fatto all’inizio, questo confronto evita il malcontento”, ha detto Falesi.
Con l’accorgimento di utilizzare le infrastrutture realizzate per la costruzione degli impianti, per offrire vantaggi anche alla comunità locale, l’azienda ha spesso fatto la differenza nella vita di alcune famiglie, piccole attività imprenditoriali e comunità locali.
“Altre volte - prosegue il manager - dedichiamo dei fondi che vengono poi investiti per promuovere il territorio”.
L’intenzione è di applicare lo stesso criterio in Australia, lanciando un’iniziativa a favore di tutti coloro per i quali i parchi eolici hanno, in qualche misura, un impatto: “Se vedi le pale in funzione, noi copriamo il costo della tua energia - esemplifica l’imprenditore -. Un’altra idea potrebbe esser di far partecipare la comunità all’equity degli investimenti, garantendo un ritorno minimo, senza rischiare dunque di perdere il capitale. Questo, in aggiunta a un fondo comunitario per specifiche iniziative sul territorio”.
A Falesi e al suo gruppo di lavoro certamente le idee non mancano, con uno sguardo sempre rivolto al futuro, l’azienda ha intrapreso un processo di integrazione verticale acquisendo impianti di biogas, impianti idroelettrici, aprendo al fotovoltaico, e inaugurando stazioni di ricarica per veicoli elettrici.