MELBOURNE - Tom Silvagni è stato condannato a sei anni e due mesi di carcere per aver violentato una donna e aver poi tentato di coprire il reato falsificando una ricevuta di un servizio taxi condiviso.

La sentenza è stata pronunciata questa mattina dalla County Court del Victoria, al termine di un processo che ha attirato grande attenzione mediatica anche per il profilo pubblico della famiglia dell’imputato.

Silvagni, 23 anni, ha seguito la lettura della sentenza in collegamento video dal carcere, mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé. In aula erano presenti i genitori, Stephen e Jo Silvagni, che non hanno mostrato reazioni visibili al momento della decisione del giudice Gregory Lyon.

Secondo quanto accertato dal tribunale, l’aggressione è avvenuta nelle prime ore del 14 gennaio 2024, nell’abitazione di Silvagni a Melbourne. La vittima aveva avuto un rapporto consensuale con il proprio fidanzato, amico dell’imputato, prima che l’uomo organizzasse un Uber e lasciasse la casa poco prima delle 2 del mattino. A quel punto, Silvagni ha mentito alla donna, dicendole che il compagno sarebbe tornato perché la corsa era stata annullata.

Poco dopo, Silvagni è entrato nella stanza buia fingendosi il fidanzato della donna e l’ha violentata digitalmente due volte. Nei giorni successivi, ha modificato una ricevuta Uber per far apparire che il fidanzato della vittima avesse lasciato l’abitazione dopo le 2.30, nel tentativo di sostenere la propria versione dei fatti.

Durante il processo, Silvagni ha ammesso di aver falsificato il documento, ma ha negato lo stupro, sostenendo di aver agito in preda al panico dopo quella che ha definito un’accusa infondata. La giuria della County Court ha respinto questa ricostruzione, dichiarandolo colpevole di due capi di stupro il 5 dicembre.

Nel motivare la sentenza, il giudice Lyon ha definito i reati “particolarmente gravi e privi di compassione”, sottolineando l’inganno deliberato e l’abuso di fiducia ai danni della vittima. Lyon ha evidenziato come l’imputato abbia non solo commesso l’aggressione, ma abbia anche cercato di sviare la giustizia con un’azione pianificata nei giorni successivi.

Silvagni sconterà una pena complessiva di sei anni e due mesi e potrà richiedere la libertà condizionale dopo tre anni e tre mesi.

La sentenza chiude un caso che ha avuto un forte impatto pubblico, riaffermando la centralità del consenso e la gravità delle violenze sessuali, indipendentemente dallo status o dal cognome dell’imputato.