MILANO - Passano i giorni, non piove e l’emergenza siccità si aggrava. Nell’attesa che si dichiari lo stato d’emergenza, che il governo è intenzionato a concedere e che servirà però non per interventi strutturali ma a far avere i ristori alle aziende agricole che rischiano di perdere una parte cospicua del raccolto e a mettere a disposizione le risorse necessarie per far intervenire le autobotti laddove si dovessero seccare i rubinetti, l’Autorità di Bacino del Po ha dichiarato, in proprio, l’allarme rosso: la situazione del grande fiume è infatti allo stato di emergenza più grave, probabilmente da quando se ne ha memoria.
Anche il governo si muove, lavorando a un “piano acqua” in raccordo con le Regioni. Ad annunciarlo è il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna. “L’emergenza idrica non ci coglie impreparati: sono sei mesi che lavoriamo, con tutte le Regioni e diversi ministeri, a un ‘piano acqua’ che sostenga l’intera filiera, dagli invasi agli acquedotti alle utenze finali”, ha detto Carfagna.
“Il piano sarà gestito con un Contratto Istituzionale di Sviluppo sul quale abbiamo avuto già positivi riscontri dagli enti territoriali: l’investimento iniziale previsto è consistente, un miliardo a valere sul ciclo 2021-2027 del Fondo di Sviluppo e Coesione, ma potrebbe essere incrementato ancora”, ha aggiunto il Ministro svelando il progetto di un Cis Acqua che potrebbe essere formalmente avviato nel mese di luglio dopo un lavoro preparatorio svolto negli ultimi sei mesi.
“L’emergenza idrica è stata una delle mie priorità di azione fin dall’insediamento - ha proseguito Carfagna - e cominciamo a cogliere i risultati dell’azione avviata: ho voluto con forza focalizzare sugli interventi idrici il primo programma di solidarietà europea dopo la pandemia, il React Eu.
E pochi giorni fa, con la definizione della graduatoria dei progetti, è partito un intervento di ammodernamento e ristrutturazione delle reti idriche della Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata per 482 milioni. Ma il problema degli invasi o degli acquedotti-colabrodo non è solo meridionale: anche per questo abbiamo cominciato a istruire un Cis Acqua di portata nazionale, che restituirà a centinaia di migliaia di cittadini, agricoltori e imprese la certezza sull’erogazione anche in periodi di siccità come questo”.
“L’acqua è agli sgoccioli: tutta la disponibilità è stata impiegata” dagli operatori del settore idroelettrico “per coprire la necessità del comparto agricolo nei prossimi 10 giorni”. Ma “è stato fatto tutto il possibile. L’acqua è finita. Tutta quella a disposizione è stata ripartita nel tempo richiesto”. È quanto ha riferito il legale rappresentante di Enel, Giovanni Rocchi, in audizione alla Commissione congiunta di Agricoltura e Montagna di Regione Lombardia, convocata in via straordinaria per la grave crisi idrica e all’emergenza siccità.
Nella riunione dell’Autorità di Bacino del Po (diventata ormai periodica e già aggiornata al 29 giugno) per coinvolgere nelle decisioni Regioni, mondo agricolo, autorità di bonifica, aziende elettriche e multiutility che si occupano di far arrivare l’acqua nelle case, si è, per il momento, raggiunta una soluzione di compromesso: non sospendere l’irrigazione delle campagne, ma ridurre i prelievi del 20%.
C’è infatti un groviglio di problemi economici e ambientali che si complicano, inesorabilmente, l’uno con l’altro: la portata del Po è ai minimi storici; si vede a occhio nudo e con le misurazioni della portata: a Pontelagoscuro, nei pressi di Ferrara, è arrivato a 180 metri cubi al secondo, come un fiumiciattolo.
Questo fa sì che il temutissimo cuneo salino avanzi: meno acqua c’è nella parte finale del fiume, più il mare si fa aggressivo e risale rendendo di fatto inutilizzabile l’acqua del fiume per l’irrigazione perché è salata, ma creando anche molti altri problemi per l’ecosistema. è arrivato a 21 km dalla foce e potrebbe avanzare ulteriormente.
L’irrigazione continua grazie al prelievo dai laghi del Nord. “Giunti a questi livelli - dice il segretario dell’Autorità di Bacino, Meuccio Berselli - ogni decisione porta con sé margini di criticità ma il traguardo è minimizzare il danno quanto più possibile in attesa di potenziali integrazioni amministrative dei territori e organi di governo”. Dal punto di vista dell’approvvigionamento dell’acqua potabile l’attenzione è altissima e si è pronti all’intervento con le autobotti: in questo momento, l’emergenza più grande riguarda il Piemonte dove l’allerta riguarda 145 Comuni, soprattutto nel Novarese e nell’Ossolano e dove il livello del lago Maggiore è sceso di un metro negli ultimi tre giorni.
Il Piemonte ha chiesto aiuto alla Val d’Aosta, che però ha risposto che la situazione è tale che non se lo può permettere. Problemi si profilano anche nella Bergamasca e nell’Appennino parmense. Attenzione altissima anche nell’area del delta del Po: la Protezione civile ha fatto una ricognizione sui potabilizzatori di Acque Venete e Romagna Acque che servono le utenze di circa 7-800mila persone.
L’Emilia-Romagna, dalle prossime ore, sarà in stato di calamità e nel Lazio il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, definisce “grave” la situazione della provincia di Roma, annunciando lo stesso provvedimento entro breve: consentirà di adottare le prime misure e invitare i sindaci a contenere il consumo dell’acqua.