MILANO - La Cassazione demolisce la sentenza del Tribunale di Milano sul processo Ruby ter che il 15 febbraio dell'anno scorso assolse tutti gli imputati, tra cui Silvio Berlusconi, e richiama in aula davanti alla Corte d'Appello di Milano le ragazze che parteciparono alle cene di Arcore e il primo legale di Ruby, l'avvocato Luca Giuliante. 

L'unica buona notizia per le ex olgettine è che la Suprema Corte dichiara prescritto il reato di falsa testimonianza, ma l'annullamento con rinvio per l'ipotesi di corruzione in atti giudiziari rimanda in un attimo l'orologio a quasi 15 anni fa, senza però il padrone di casa che venne dichiarato innocente “perché il fatto non sussiste”.  

Risulta vincente la strategia della procuratrice aggiunta, Tiziana Siciliano che a giugno 2023, poco prima che morisse l'ex premier, avevano presentato ricorso direttamente alla Cassazione perché sul tavolo c'era una “questione squisitamente giuridica”. 

Il collegio dei giudici di primo grado si era fermato un passo prima di entrare nel cuore delle accuse, sostenendo che i pm che fecero le indagini sui primi due processi avevano sbagliato a sentire le giovani donne, ormai undici anni fa, come testimoni quando a loro carico c'erano “indizi inequivoci” per cui avrebbero dovuto essere sentite come indagate, e quindi assistite da un avvocato con la possibilità di avvalersi della facoltà di non rispondere. 

Un ragionamento sbagliato secondo il procuratore generale Roberto Aniello, la cui richiesta è stata accolta: “I requisiti formali della testimonianza risultavano tutti sussistenti: ammissione dei testi, citazione degli stessi, dichiarazioni rese previo impegno a dire la verità”.  

Secondo il pg, infatti, la valutazione della erroneità dell'audizione in qualità di testimoni degli imputati “non determina l'inesistenza giuridica della qualificazione come testimoni di soggetti che non erano nelle condizioni per acquisire tale qualità, né l'inesistenza giuridica dell'atto compiuto, cioè la testimonianza”. 

In attesa delle motivazioni, quel che è certo è che il nastro va riavvolto e si tornerà a parlare dell'ipotesi che Silvio Berlusconi, nell’ambito del processo Ruby 3, abbia comprato le testimonianze elargendo 4,1 milioni in bonifici, case e auto a 20 ragazze sentite nell’ambito dei processi Ruby 1 e Ruby 2.  

Va detto che le difese avevano già presentato il tema in udienza preliminare coi gup, che avevano deciso proprio come la Cassazione. 

Il Tribunale aveva invece ritenuto che dalla primavera 2012 le ragazze, ascoltate nei precedenti processi tra l'8 giugno 2012 e il 22 marzo 2013, non dovessero essere considerate ancora testmoni ma già indagate per vari motivi.  
 

In primis, l'intercettazione della convocazione d'urgenza delle ragazze ad Arcore con i legali di Berlusconi, il 14 gennaio 2011, poi la richiesta dei pm di informazioni a Bankitalia il 16 aprile 2012 dopo i 70.000 euro incassati dal padre di due ragazze, e infine la deposizione, il 25 maggio 2012, del contabile del ragionier Spinelli sui “doni” alle giovani testimoni. 

Gli avvocati Federico Cecconi e Giorgio Perroni, legali di Silvio Berlusconi, affermano che “la decisione della Corte di Cassazione sul caso Ruby ter ci sorprende e ci stupisce”.  

“Confidavamo nella conferma della sentenza di primo grado del febbraio 2023, un'assoluzione piena 'erchè il fatto non sussiste, che a nostro avviso era perfettamente motivata e priva di vizi”, aggiungono, dicendosi “comunque certi che nel procedimento che adesso si aprirà presso la Corte d'appello di Milano sarà confermata la verità dei fatti: e cioè che non esistono testimoni corrotti”.