BELGRADO – In Serbia continuano le proteste antigovernative indette in varie città dal movimento degli studenti in agitazione sono sfociate in violenti scontri con le forze di polizia.

I disordini più gravi si sono registrati a Valjevo, a un centinaio di km a sud di Belgrado, dove gruppi di dimostranti mascherati e con passamontagna hanno attaccato la sede del Municpio, la procura e la sezione locale dell’Sns, il partito di governo del presidente Aleksandar Vucic.

I reparti di polizia in assetto antisommossa intervenuti in forze sono stati bersagliati con lanci di pietre, bottiglie, petardi e altri oggetti. Gli agenti sono riusciti tuttavia a respingere i dimostranti, che hanno effettuato blocchi stradali rovesciando cassonetti e abbattendo segnaletica stradale.

Analoghe violenze di piazza sono avvenute a Zemun, sobborgo di Belgrado sul Danubio, e a Novi Sad dove sono state prese di mira con fitto lancio di sassi, mazze e bottiglie le sedi del Partito radicale serbo (Srs, ultranazionalista) e del Movimento dei socialisti (Ps), piccola formazione politica partecipante alla coalizione di governo e che è guidata dal controverso politico nazionalista e filorusso Aleksandar Vulin.

Alla base dei disordini, la protesta contro quello che viene ritenuto l’uso eccessivo della forza da parte della polizia nelle manifestazioni dei giorni scorsi, segnate dal ferimento di decine di agenti e da numerosi arresti.

Il presidente Aleksandar Vucic ha duramente condannato le nuove violenze e scontri, annunciando misure energiche da parte delle autorità, ma escludendo tuttavia l'imposizione dello stato di emergenza.

"Il Paese è in grave pericolo, e gli autori delle proteste violente hanno messo in pericolo non solo lo stato, ma tutti i valori, la normale vita quotidiana, ogni singola persona", ha detto Vucic in un intervento pubblico, davanti ai giornalisti e in diretta tv. "Quello che sta accadendo è contro ogni persona normale. Non consentono alla gente di uscire in città, i ristoratori non possono fare liberamente il loro lavoro, come pure i parrucchieri, gli artigiani, nessuno può lavorare e guadagnarsi il pane a causa di bande che spadroneggiano per le strade pensando di avere diritto di picchiare, bruciare, distruggere. Tanto più che nessun loro raduno è legale", ha affermato Vucic, ribadendo le accuse agli studenti di aver mentito sin dall'inizio quando sostenevano di non avere obiettivi politici, di voler combattere pacificamente la corruzione e ottenere migliori condizioni di studio nelle loro facoltà universitarie.

"Solo disinformazione, menzogne e campagne mediatiche. Hanno mentito sin dall'inizio dicendo che erano per la giustizia, hanno mentito dicendo di essere per una società più moderna senza corruzione, criminalità, proprio loro che sono i più corrotti e i peggiori criminali".

Nei prossimi 6-7 giorni, ha aggiunto il presidente, il governo adotterà misure adeguate a contrastare una tale pericolosa escalation di violenze e illegalità. "Ma non abbiamo considerato l'imposizione dello stato di emergenza, per il quale è prevista una procedura complessa. Serve l'assenso del presidente, del premier e c'è bisogno di una seduta del parlamento, organo abilitato a proclamare lo stato di emergenza.

Disponiamo di una serie sufficiente di misure che possiamo adottare in conformità alla legge. Lo stato di emergenza è una misura estrema. Non l'abbiamo considerata finora, e io non vorrei prenderla in considerazione", ha detto Vucic, sottolineando che tutti i responsabili delle violenze e dei disordini degli ultimi giorni saranno identificati e arrestati entro i prossimi dieci giorni.