Amore, amicizia, malinconia, la paura del futuro e la voglia sfrenata di viverlo, con sogni da realizzare. Canzoni che esprimono emozioni slegate da tempi e contesti, emozioni che tutti abbiamo prima o poi provato nel corso della vita”. Sergio Caputo racconta quella che è, a suo avviso, la ricetta del successo del suo album più noto “Un sabato italiano” che compie 40 anni. Caputo era un giovane pubblicitario con l’hobby della musica quando nel 1983 apparve sulla scena con un album anticonformista, scritto e interpretato da lui, un mix di swing e blues con un linguaggio diretto, fresco e ironico, che gli regalò un grande successo immediato. Pochi avrebbero scommesso che quel primo disco di un giovane appassionato di jazz sarebbe diventato un importante evergreen.
“Un sabato italiano”, “Italiani mambo”, “L’astronave che arriva”, “Il Garibaldi innamorato”, “Bimba se sapessi”: “E’ incredibile come il mio primo album mi abbia inseguito fin qui e venga oggi apprezzato, e considerato attuale, da persone che non erano ancora nate quando uscì. Trovo anche buffo che, nel corso di questi quarant’anni, in cui non è mancato chi abbia ostinatamente tentato di blindarmi negli anni ‘80, io e ‘Un sabato italiano’ abbiamo continuato a trovare un pubblico sempre caldo che continua ad arricchirsi di nuovi fan”. Coerente con la sua ispirazione, Caputo osserva che “in questi tempi, nei quali la musica è spesso usa e getta e troppo basata sui personaggi”, il destino gli ha regalato “il privilegio” di poter salire su un palco e cantare storie a un pubblico che le considera parte della propria vita. I messaggi del pubblico sono sorprendenti. “I più belli arrivano da persone che mi raccontano di aver superato un periodo buio ascoltando le mie canzoni. Ne ho pubblicate circa 200, ma ‘Un sabato italiano’