Verificare se i tre omicidi commessi da Giandavide De Pau nel quartiere Prati, a Roma, siano stati “pianificati” e premeditati. È questa la pista investigativa intrapresa in queste ore dagli inquirenti, coordinati dalla Procura di Roma.

I dati raccolti farebbero, infatti, immaginare che l'azione di morte del cinquantunenne, ex autista del boss di camorra Michele Senese, sia partita con l'intenzione di uccidere la mattina del 17 novembre. A conferma di ciò il fatto che nelle telecamere, prima del duplice delitto delle due donne cinesi, appare con il capo e il volto completamente coperti. Una circostanza che fa ritenere ai magistrati che l’uomo volesse evitare di farsi riconoscere e che quindi corroborerebbe la premeditazione dei reati commessi

A insospettire chi indaga sono i due video registrati dal suo cellulare nella casa delle cittadine cinesi - dove l'uomo l'ha lasciato prima di recarsi in via Durazzo -, che testimoniano le fasi dell'aggressione mortale. Ma anche una serie di fotogrammi carpiti dalle telecamere presenti in zona prima dei fatti. De Pau appare totalmente nascosto da mascherina, cappuccio calato e tuta. Sul punto il gip nell'ordinanza scrive che il soggetto "inquadrato dalle telecamere indossa una giacca tipo piumino di colore azzurro con il cappuccio, dei pantaloni di colore nero, un paio di scarpe da ginnastica di colore nero gommate bianche e uno scalda orecchie di colore nero con dei disegni di colore bianco. L'uomo, che cammina con andatura veloce, alle ore 09.58 entra all'interno di un bar.

Alle ore 10.01 “esce dal bar con un'andatura leggermente barcollante” e prosegue il cammino lungo la stessa direzione. Giunto all'altezza del civico 28, lo stabile del primo duplice omicidio, rallenta la sua andatura e alle ore 10.01 entra all'interno. Viene poi ripreso mentre esce dallo stabile alle ore 10.41, ossia poco prima che venga trovato il cadavere della donna sul pianerottolo, e ripercorrere a ritroso la strada fatta poco prima. Nonostante il clima non particolarmente freddo di quel giorno, è più coperto rispetto al momento in cui era entrato: ha il capo sotto il cappuccio nero della felpa, che indossa sotto la giacca di colore azzurro, e sopra il cappuccio della felpa calza uno scalda orecchie. Inoltre, indossa una mascherina sul viso e un paio di occhiali da sole e cammina con passo veloce con le mani in tasca e sono visibili aloni di macchie sul giubbotto.

Una circostanza che ha ricordato ai magistrati quella di un altro femminicidio avvenuto anni fa, vittima sempre una prostituta, e rimasto insoluto. Tanto che gli inquirenti riapriranno il caso per cercare eventuali collegamenti con De Pau. 

Intanto, nel provvedimento di fermo è descritto nei particolari il contenuto dei due video dei due omicidi contenuti nel telefonino sequestrato al sospettato. Il primo dura circa 14 minuti e il secondo ben 42 minuti. Le due riprese sono state registrate alle ore 10.23 e alle 10.38. “Documentano in maniera incontrovertibile e raccapricciante l'omicidio delle due donne cinesi”, scrive il gip. Una ricostruzione drammatica di quanto avvenuto al primo piano della palazzina nel quartiere Prati, che si trova a pochi passi dal tribunale.

Dopo il primo omicidio ripreso dalla telecamera del cellulare, si legge, De Pau “sposta il telefono e si inquadrano le scarpe che lo stesso indossa, dopodiché il telefono viene appoggiato oscurando la telecamera ma continua ad essere registrato l'audio e si sente entrare nella stanza l'altra donna cinese. Al minuto 1.09 si sentono rumori e la donna urlare fortemente, ma il suono giunge come soffocato - scrive ancora il gip - entra l'altra donna e subito dopo si sentono le urla strazianti anche della seconda donna che viene aggredita, poi si sente prima il rumore di una porta che sbatte e poi il rumore più forte di un'altra porta, probabilmente quella di ingresso, che viene aperta e dal minuto 2.41 si sente il rantolo di una delle donne in fin di vita ritrovata agonizzante sul pianerottolo; dopo qualche minuto si sente la voce del portiere e poco dopo dei soccorritori”.

Nell'ordinanza inoltre vengono citate testimonianze e anche la telefonata della sorella di De Pau ai carabinieri: “Mio fratello è sparito da ieri, sotto l'uso di sostanze, completamente fuori di testa, una persona che non sta bene quando fa uso di sostanze – ha detto la donna -. L'ho sentito questa notte e parlava di donne uccise, di sangue, di coltelli e di cose varie, mi ha detto che c'era sangue, perché quella stava nel letto, perché poi c'erano i servizi segreti, perché poi lui diventa matto quando fa uso di sostanze”.

Una testimonianza che sembrerebbe smentire la premeditazione, quasi che De Pau fosse stato offuscato dall’uso di sostanze stupefacenti. Per gli inquirenti, invece, l’uomo era perfettamente consapevole di cosa aveva fatto e a riprova di ciò c’è il fatto che abbia chiesto aiuto per ottenere un passaporto falso a due prostitute e inviando una di loro dalla sorella per farsi dare carta di credito e soldi, nel chiaro tentativo di darsi alla fuga. Alla ragazza cubana disse di chiamarsi Eudo Giovanoli, mostrandole una carta d'identità e dicendole che era “uno molto cattivo, ho ucciso molte persone”. Insomma per il gip tutti i dati raccolti “fanno presumere che fosse pienamente consapevole dei gravissimi fatti da lui commessi”.

De Pau, insiste il gip, ha “una personalità particolarmente violenta, aggressiva e priva di freni inibitori”. L'avvocato difensore Alessandro De Federicis ha però chiesto una verifica sulla stato mentale del suo assistito, sostenendo che “il profilo psichiatrico di De Pau va esaminato”. Quella dell’infermità mentale sembra infatti l’unica arma in mano alla difesa per scongiurare il massimo grado di pena, viste anche le prove schiaccianti raccolte dagli inquirenti in pochi giorni a carico di De Pau, che si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande dei giudici.

Unico tassello mancante della ricostruzione è l’arma utilizzata nei delitti, che non sarebbe ancora stata ritrovata. Nell'auto abbandonata in strada dopo un incidente il giorno successivo ai delitti, e poi portata da un carroattrezzi in un deposito, viene rinvenuto un coltello ma per gli inquirenti non è quello utilizzato per uccidere le tre donne. La mancanza dell'arma però appare, quasi, un dettaglio in un quadro probatorio già solido.