NAIROBI - La corte di Mombasa, in Kenya, ha dato il via oggi alle udienze per 65 dei 95 seguaci della cosiddetta "setta del digiuno" di Shakaola, nell'entroterra costiero del paese, che sono stati recuperati ancora vivi e sono stati accusati di tentato suicidio, considerato un reato in Kenya.
Mentre le vittime accertate sono salite a 318, dopo le ultime quattro riesumazioni da fosse comuni nella foresta di Shakaola, altri sedici membri della setta, considerati complici del predicatore Paul Mackenzie che incitava gli adepti all'astinenza a cibo e bevande "per vedere Gesù", sono a loro volta da giorni in sciopero della fame e ieri sono apparsi in condizioni visibilmente precarie davanti al giudice.
Mackenzie è apparso pubblicamente al termine dei 30 giorni di custodia chiesti dalla polizia che sta indagando sulla morte dei fedeli riesumati da fosse comuni in un terreno di sua proprietà nella foresta di Shakaola, ha proclamato la sua innocenza il 2 giugno in tribunale.
"Non so cosa ci faccio dietro le sbarre, sento che è un'ingiustizia, ma sono certo che il Signore, che servo e di cui mi fido, mi aiuterà" ha detto Mackenzie davanti alle telecamere di Ntv.
Il predicatore, agli arresti dallo scorso 15 aprile, si è lamentato anche per il trattamento ricevuto in questo periodo in carcere, ma gli inquirenti hanno chiesto per lui, al giudice della corte di Mombasa altri 60 giorni di custodia cautelare.
Come riporta la Bbc, i procuratori di Stato stanno ora cercando di tenere in celle separate gli accusati e di sottoporli ad alimentazione forzata, ma nonostante queste precauzioni, le stazioni di polizia dove sono detenuti non hanno la capacità in termini di spazio, cibo e strutture mediche.