BRUXELLES - Dopo giorni di tensioni, attacchi reciproci e trattative quasi segrete, popolari, socialisti e liberali sono vicini a sbloccare l’impasse sui sei candidati vicepresidenti della futura Commissione europea.

Il negoziato è in corso sulla rotta Rio De Janeiro-Bruxelles. A margine del G20, infatti, i leader Ue e Ursula von der Leyen hanno avuto modo di affrontare la questione. Sono ore concitate dove crescono le pressioni sui leader parlamentari delle famiglie politiche centriste per trovare al più presto una quadra che permetta di far partire il nuovo Collegio il prossimo primo dicembre.

L’alternativa, cioè lo slittamento a gennaio – a ridosso dell’inaugurazione di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti, fissata per il 20 dello stesso mese – sembrerebbe non rientrare tra le possibilità. La stessa presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, ha ribadito che il voto sul nuovo esecutivo comunitario è in calendario per il prossimo 27 novembre, durante la plenaria a Strasburgo.

Le tensioni politiche stanno avendo dei pesanti riflessi sulla nascita della nuova Commissione, tenuta in ostaggio da settimane dai veti incrociati che popolari e socialisti europei hanno posto, rispettivamente, sulla vicepresidente designata spagnola, Teresa Ribera, e su quello italiano, Raffaele Fitto. La prima è finita nel mirino del Partido Popular spagnolo: i conservatori guidati da Alberto Núñez Feijóo vogliono la testa della vicepremier di Pedro Sánchez perché la ritengono responsabile dell’ecatombe provocata dalle alluvioni nella regione di Valencia a fine ottobre. I socialisti, insieme ai liberali e ai verdi, hanno invece bloccato l’approvazione del vicepresidente designato Fitto, dicendosi indisponibili a cooptare al più alto rango dell’esecutivo comunitario un membro di un partito della destra radicale, e quella del candidato commissario ungherese Olivér Várhelyi, fedele del primo ministro Viktor Orbán.

Lo stallo sembra si stia avviando verso una soluzione. Ai margini del summit G20, Pedro Sánchez ha avuto un colloquio informale con von der Leyen: entrambi sarebbero “in sintonia per riuscire a procedere con le nomine previste per la Commissione”, si legge sui media spagnoli.

Il Primo ministro e la presidente dell’esecutivo comunitario “hanno la stessa posizione”, vale a dire sono intenzionati a “mantenere l’accordo con il quale è stata disegnata la Commissione europea” la scorsa estate. Sánchez e il suo Partito socialista spagnolo convinceranno i coordinatori dei socialisti a votare in favore di Fitto, in cambio della rimozione del veto su Ribera da parte del Partito popolare.

A corroborare l’accordo ci sarebbero due elementi: attendere che Ribera riferisca sulle alluvioni di Valencia alle Cortes spagnole prima di darle il via libera e assottigliare le deleghe del terzo pomo della discordia, il candidato ungherese Olivér Várhelyi.

Il problema della maggioranza Ursula è la sua fragilità interna e a pesare sono i contesti politici nei singoli Stati membri.

Nei socialisti la delegazione francese e quella tedesca sono le più battagliere: non hanno candidati commissari da difendere e si preparano alle proprie campagne elettorali, che nel caso della Germania sarà a strettissimo giro. Il Partito popolare europeo (Ppe) deve poi fare i conti con gli spagnoli del Partido Popular: la loro opposizione a Ribera è feroce e potrebbe portarli a smarcarsi perfino dal voto a von der Leyen il 27 novembre nel caso la candidata di Sánchez ottenga luce verde. “Al momento sulla Commissione con i liberali e i socialisti non c’è accordo”, ha sottolineato Weber in tarda serata, dopo una riunione del gruppo intrisa di malumori, e prima di tornare a vedere García Pérez e Hayer.

Mentre andiamo in stampa, ciascun leader dovrebbe presentare al proprio gruppo il patto di coalizione. Nel frattempo, Ribera è chiamata a intervenire al Parlamento spagnolo. Subito dopo, l’accordo potrebbe finalmente essere ufficializzato.

Intanto, due ex premier italiani e simboli dell’Europa unita, Romano Prodi e Mario Monti, hanno lanciato un appello congiunto: “In questo momento, con le enormi sfide che l’Unione Europea deve fronteggiare a Est e a Ovest, confidiamo che davanti a candidati qualificati come Teresa Ribera o Raffaele Fitto non prevalgano le tensioni intestine – hanno scritto –, in particolare tra i gruppi considerati più europeisti quali i popolari e i socialisti”.