SEUL – In Corea del Sud si salva Han Duck-soo, che torna a essere premier e presidente ad interim. La Corte costituzionale di Seul ha infatti respinto la mozione parlamentare che ne chiedeva la messa in stato d’accusa per la sua presunta tacita approvazione della breve e maldestra dichiarazione di legge marziale del 3 dicembre scorso da parte di Yoon Suk-yeol, ora presidente sospeso e in attesa del giudizio di impeachment.
Han, dopo la sentenza, è stato immediatamente reintegrato sia come primo ministro sia come presidente ad interim. “Ringrazio la Corte costituzionale per la sua saggia decisione – ha commentato, facendo ritorno nel suo ufficio, il politico conservatore, la cui autorità era stata congelata il 27 dicembre –. Comincerò occupandomi prima di tutto delle questioni più urgenti. Come presidente ad interim, mi dedicherò completamente alla gestione stabile degli affari di Stato in conformità con la Costituzione e la legge”.
Con la sentenza, la Corte costituzionale ha avviato il delicato percorso per riportare ordine nella peggiore crisi politica e istituzionale della Corea del Sud degli ultimi 40 anni.
Sette degli otto giudici attuali del collegio hanno bocciato l’impeachment, con cinque che l’hanno respinto e due che hanno votato contro la mozione stessa. In altri termini, non c’erano prove che Han avesse “intrapreso azioni proattive per fornire legittimità alla dichiarazione di legge marziale di Yoon”.
Il Partito democratico, la principale forza d’opposizione che però controlla il Parlamento, ha presentato la mozione contro Han mentre era presidente ad interim dopo la sospensione di Yoon del 14 dicembre dai suoi doveri.
Come motivazione, oltre alla collusione, era stato citato il suo rifiuto di nominare i giudici vacanti presso la Corte costituzionale prima del processo di impeachment di Yoon e di approvare le proposte di legge per le indagini sulla legge marziale e sulle accuse di corruzione contro la first lady, Kim Keon-hee. Sulla questione dei giudici, l’illegalità del rifiuto “non giustificava la sua rimozione dall’incarico”.