JAKARTA - Papua, regione occidentale dell’Indonesia, continua a essere infuocata, alle prese con un’ondata di proteste che non accenna a placarsi, mosse da episodi di razzismo e folate di indipendentismo.
L’ultimo bilancio, che si teme possa aggravarsi ancora, parla di almeno 32 morti nella regione, con il presidente Joko Widodo che insiste contro la diffusione di fake news che sarebbero state la causa dell’inizio delle violenze.
Ahmad Kamal, il portavoce delle forze di polizia locali, ha confermato ad Al Jazeera la cifra delle vittime degli scontri nella città di Wamena.
Widodo, noto anche come Jokowi, ha anche fatto appello ai manifestanti di non lasciarsi andare ad atti di devastazione di proprietà pubbliche e private.
Gli scontri della scorsa settimana seguivano un periodo di relativa calma nella regione che a metà dello scorso mese di agosto era stata scossa da numerose manifestazioni di massa contro il razzismo. Le precedenti proteste derivavano da un incidente in cui gruppi nazionalisti accusavano studenti universitari papuani di Surabaya di aver danneggiato una bandiera indonesiana durante le celebrazioni per il Giorno dell’Indipendenza. I gruppi avevano insultato gli studenti, chiamandoli “scimmie”, “maiali” e “cani”. L’episodio ha innescato proteste in tutta Papua e in altre parti dell’Indonesia.
Le autorità militari hanno interrogato almeno 700 persone. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, ad avere acceso la miccia delle proteste di Wamena ci sarebbe qualcosa che la polizia definisce una “bufala” diventata virale sui social media. Ancora una volta, si tratta di un presunto episodio di razzismo: una professoressa di liceo è accusata di aver rivolto insulti razzisti ad alcuni studenti locali.
La scorsa settimana, durante una lezione, l’insegnante chiede ai giovani di leggere a voce alta utilizzando l’espressione indonesiana “baca keras” (leggi più forte). Ma i ragazzi interpretano male la disposizione e capiscono “baca kera” (leggi, scimmia). Dopo giorni d’indignazione, la popolazione è scesa in piazza.
Il portavoce della polizia nazionale, il generale Dedi Prasetyo in conferenza stampa a Jakarta ha afferamto che “le indagini sul campo confermano questa versione dei fatti”. L’alto ufficiale racconta che il personale di sicurezza dispiegato per garantire l’ordine pubblico non era equipaggiato con proiettili letali.