ROMA - Il Senato ha approvato la fiducia posta dal governo sul maxi-emendamento alla manovra con 113 voti favorevoli, 70 contrari e 2 astenuti e, a seguire, ha dato il via libera definitivo alla legge di Bilancio con 110 sì, 66 no e 2 astenuti.  

La norma, cresciuta nel corso dell’esame a Palazzo Madama da 18,7 a circa 22 miliardi di euro, passa ora alla Camera per la seconda lettura, dove arriverà “blindata” e dovrà essere approvata senza modifiche, per evitare una terza lettura che aprirebbe il rischio dell’esercizio provvisorio. La seduta era stata sospesa in attesa del Consiglio dei ministri sulla Nota di variazione, poi votata dall’Aula prima del passaggio finale. 

Nel corso dell’esame, la Commissione Bilancio ha stralciato cinque misure: è stata cancellata la norma che avrebbe consentito ai datori di lavoro condannati per aver sottopagato i dipendenti di non corrispondere gli arretrati qualora si fossero attenuti agli standard di alcuni contratti collettivi, due disposizioni sulle cosiddette “porte girevoli” nella pubblica amministrazione, una norma sulla disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati e una sulla revisione della disciplina del personale della Covip (Commissione vigilanza sulle pensioni).  

È stato inoltre riformulato e riportato alla versione originaria un comma, che recepiva un emendamento del Partito democratico, per un fondo destinato a iniziative formative sul dialogo interculturale e il contrasto all’antisemitismo. Lo stralcio, ha spiegato il viceministro all’Economia Maurizio Leo, è avvenuto anche “per la tenuta costituzionale del provvedimento”. 

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha rivendicato la portata della manovra: “Siamo arrivati a circa 22 miliardi” e “sono convinto che sia una buona Legge di Bilancio che conferma una traiettoria positiva per il Paese e per gli italiani”. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha ringraziato anche le opposizioni, parlando di “senso delle istituzioni” nonostante “momenti complicati” e sottolineando che “la maggioranza ne esce compatta”. 

In Aula, tuttavia, non sono mancate le proteste. I senatori di Pd, M5S e Avs hanno esposto cartelli rossi con la scritta “Voltafaccia Meloni” per denunciare, tra l’altro, le promesse mancate su accise, pensioni, sanità e tasse.  

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha commentato: “Quando ero all’opposizione anche io preparavo i contro cartelli”, aggiungendo che “chi si accontenta gode”. Dai banchi del governo, invece, il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha smentito tensioni con Giorgetti: “Non c’è stato nessun gelo”, spiegando che la Lega ha fermato un’indicazione tecnica sull’età pensionabile per “non danneggiare i lavoratori”. 

Matteo Renzi ha definito la manovra “brutta senz’anima” e “mediocre”, accusando il governo di mancanza di visione e di aver aumentato tasse e pressione fiscale. Per Avs, con Tino Magni, si tratta di una legge “classista che prende dai più fragili”, mentre Peppe De Cristofaro ha salutato positivamente lo stralcio della norma sui lavoratori sottopagati parlando di un tentativo “gravissimo” fermato dalla pressione delle opposizioni.  

Sulla stessa linea Alessandra Maiorino del M5S, secondo cui la maggioranza è stata “costretta a battere in ritirata”, mentre Carlo Calenda ha giudicato “condivisibile” l’obiettivo di prudenza sui conti e alcune misure, ma ha denunciato l’assenza di una strategia su salari, donne, giovani e industria.  

Con l’approvazione di Palazzo Madama si chiude una fase parlamentare segnata da polemiche e proteste, mentre il testo della legge di Bilancio si avvia ora alla Camera per il via libera finale entro fine anno.