ROMA - Il Senato ha approvato la risoluzione del ministro Nordio sull’amministrazione della giustizia con 90 sì, un astenuto e 72 no. 

Il ministro della Giustizia ha spiegato che per quanto riguarda gli obiettivi di riduzione dell’arretrato civile pendente al 2019, a fronte di un target atteso di meno 95% da raggiungere entro dicembre 2024, al 31 ottobre 2024 nelle Corti di Appello è stata registrata una riduzione del 99,1%, mentre nei Tribunali ordinari del 91,7%. 

Quindi, secondo il Guardasigilli, “il servizio giustizia ha già prodotto effetti efficaci, ma ci sono anche criticità”. 

Per quanto riguarda gli obiettivi di riduzione dei tempi di trattazione dei procedimenti civili e penali (disposition time), i dati disponibili indicano nel primo semestre del 2024 una riduzione del 22,9% nel settore civile e del 32,0% in quello penale. 

Per i procedimenti civili pendenti al 31 dicembre 2022, da ridurre del 90%, gli ultimi dati disponibili (relativi a ottobre dello scorso anno) segnalano una riduzione del 70,3% per i Tribunali ordinari e una riduzione del 66,8% per le Corti di Appello. 

“La prima fase di realizzazione del processo telematico ha richiesto e richiederà un notevole sforzo finanziario e anche un notevole sforzo di immaginazione e di organizzazione”, ha detto il ministro, riferendosi alle difficoltà registrate sulla funzionalità di App, la piattaforma per la gestione del processo penale telematico.  

Per Nordio queste novità tecnologiche hanno “creato criticità, ma siamo certi che entro la fine dell’anno saranno superate e rientreremo nei vincoli del Pnrr”. 

Il ministro ha poi sostenuto che, oggi, il pm non solo dirige le indagini, ma “addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne, che creano disastri finanziari irreparabili”. 

Sul controverso tema del cosiddetto “scudo penale”, il Guardasigilli nega che se ne sia discusso, e che sa che sarebbe incostituzionale.

“Abbiamo posto il problema che sarebbe essenzialmente di procedura penale, perché l’istituto del registro degli indagati e dell’informazione di garanzia è fallito e si è trasformato in una storta di marchio di infamia”, ha spiegato Nordio, dichiarando di star cercando una soluzione – e non solo per le forze dell’ordine – che possa distinguere il momento in cui una persona ha il diritto, se ritiene di averlo e se ne ha interesse, di difendersi, senza per questo essere iscritto nel registro degli indagati.