MOSCA - Nato da una famiglia di agricoltori, Gorbaciov scala la gerarchia del partito comunista sovietico e diventa, ancora giovane, un membro tra i più importanti del Politburo. Rafforza la propria posizione sotto le ali protettive di Andropov, capo del Kgb e stabilisce importanti relazioni internazionali, anche personali, che poi saranno determinanti nella sua azione politica. L’11 marzo 1985, a 54 anni, diventa segretario generale del Pcus e l’anno seguente imposta quella che sarà una trasformazione radicale dell’Unione Sovietica sull’onda di due parole d’ordine che contraddistingueranno da quel momento in poi la sua attività di leader politico: Glasnost (trasparenza) e Perestroika (ristrutturazione).

La ventata di libertà nei media e nell’opinione pubblica e la riforma di un sistema economico sempre più stagnante, impostate da Gorbaciov non riusciranno a frenare tuttavia il lento e inesorabile crollo dell’Urss. L’impegno che gli varrà il riconoscimento globale e il Nobel per la Pace nel 1990, è però quello dedicato al raffreddamento della tensione internazionale tramite due incontri storici. Il primo con Ronald Reagan a Reykjavik, nel 1986, che porterà alla firma dello storico trattato sulla riduzione degli arsenali nucleari in Europa e nel 1991 con George Bush, con il quale avvierà lo ‘Start 1’ per una forte riduzione delle armi nucleari strategiche.

In quell’anno Gorbaciov cedette il potere a Boris Ieltsin, fino a quel punto suo rivale, che poco dopo firmò con Ucraina e Bielorussia la nascita della Csi, la Comunità di Stati indipendenti, sancendo la fine dell’Unione Sovietica e l’inizio di una nuova era.