Sydney, 18 maggio 2021
Da quasi un anno è in atto una sistematica campagna di disinformazione su genesi e responsabilità della difficile situazione finanziaria del Comites del New South Wales. Tale campagna è stata irresponsabilmente alimentata, sin dall’inizio, da alcuni componenti del Comites stesso, in modo polemico, direttamente o attraverso un opuscolo che fa a loro riferimento. Sino ad oggi, non ho mai risposto pubblicamente a tali polemiche, anche quando sono sfociate in attacchi diffamatori nei miei confronti e in tentativi di gettare discredito sul Consolato Generale. Chi ricorre alla diffamazione non fa altro che denunciare la propria mala fede, mettendo a nudo la propria pochezza morale e intellettuale. Ogni replica è superflua. Con la recente pubblicazione di una “intervista” al Presidente del Comites, che ricorrendo a una serie di spudorate menzogne attribuisce al Consolato Generale e al sottoscritto la responsabilità per la disastrosa gestione contabile del Comitato, si è però superato ogni limite della decenza. Alcuni chiarimenti sono necessari.
Nel maggio dell’anno scorso, venivano rilevate alcune irregolarità contabili nella bozza di bilancio consuntivo del 2019 del Comites. In sintesi, erano state inserite voci di spesa che per legge non possono essere imputate al suo bilancio. I miei collaboratori contattavano pertanto il Presidente e la Tesoriera del Comitato, Maria Grazia Storniolo, per invitarli ad apportare le dovute correzioni. Il rilievo del Consolato Generale fa parte dell’ordinaria amministrazione e del consuetudinario dialogo di cooperazione istituzionale che nel mondo normale si sarebbe concluso con il celere recepimento da parte del Comites. Nel mondo del Comites del NSW nella sua attuale composizione, esso è invece diventato il casus belli di una lunga e odiosa polemica anche personale che in ultima analisi ha portato al dissesto finanziario del Comitato stesso. Per diversi mesi, Presidente e Tesoriera si sarebbero rifiutati di regolarizzare il consuntivo. La tensione creata anche all’interno del Comites avrebbe portato alle dimissioni in blocco di un gruppo di consiglieri, tra cui il Vice Presidente. In tale contesto, e su specifica istruzione del MAECI, il Consolato Generale era costretto a sospendere tutti i finanziamenti - incluso quello al progetto “Emergenza Covid-19” (la spensierata compagine del Comites a trazione “Italiani del NSW” avrebbe tentato in seguito di scaricare sul Consolato Generale anche la responsabilità del conseguente fallimento di tale progetto).
Dopo una caparbia difesa della sua oramai celebre linea Maginot - “si è sempre fatto così e nessuno ci ha mai detto nulla” (che è come se l’evasore fiscale colto in flagranza, per giustificarsi, sostenesse “non ho mai pagato le tasse ma nessuno mi ha mai beccato finora”) - il Presidente finalmente cedeva alla ragione. A fine ottobre del 2020, egli acconsentiva alla regolarizzazione del consuntivo e si impegnava a nome del Comites alla restituzione dei fondi pubblici impropriamente spesi. Siamo a ben cinque mesi dalla prima segnalazione da parte del Consolato Generale. Cinque mesi per un’operazione che avrebbe potuto essere compiuta in cinque minuti.
Il Consolato si accingeva quindi all’invio del consuntivo al MAECI quando il gruppo di consiglieri in seguito dimissionari mi trasmetteva formalmente copia di una mozione di sospensione nei confronti della Tesoriera del Comites, per conflitto di interesse e sospette attività illecite in relazione all’affitto della sede del Comitato. Nella mozione, si ipotizzava l’avvenuto utilizzo della sede del Comites per le finalità del patronato gestito dalla stessa Tesoriera. Il documento e i relativi allegati a suo supporto erano piuttosto circostanziati. La condotta illecita evocata era di particolare gravità. Pertanto, il Consolato Generale chiedeva urgenti chiarimenti al Presidente - anche a tutela dell’interessata - e sospendeva in via precauzionale l’invio al MAECI del consuntivo di cui si era ottenuta con grande fatica la regolarizzazione. Secondo Aloisi, invece, sono state la mia inesperienza di “diplomatico alle prime armi” a tradirmi. In effetti, con mio grande rammarico, non ho mai avuto il privilegio di avvalermi della sua grande preparazione professionale e istituzionale. La sfortuna ha voluto che io mi trovassi a Ulaanbaatar impegnato ad aprire la nostra Ambasciata come primo Ambasciatore residente d’Italia in Mongolia, quando Aloisi era alle prese con il molto più complesso incarico di centralinista del Consolato Generale qui a Sydney (oltre che di Presidente dei Laziali di Australia). A ben vedere, più che l’esperienza, il buon senso dovrebbe far capire a chiunque che sarebbe stato per me impossibile validare un consuntivo su cui gravavano sospetti di malversazione di fondi pubblici. Anche in questo caso, purtroppo, le richieste del Consolato, che avrebbero potuto ricevere risposta in pochi minuti, sarebbero state invece a lungo respinte, o riscontrate in modo incompleto e polemico. Ero quindi costretto ad inviare una segnalazione di notizia di reato alla competente Procura della Repubblica (un atto dovuto per legge, nella mia veste di ufficiale di polizia giudiziaria).
Al contempo, ottenevo dal MAECI una deroga in via eccezionale al termine ultimo di presentazione del consuntivo che veniva comunicata al Comites con l’invito ad affrettarsi a fornire i predetti chiarimenti, tramite email dagli indirizzi di posta elettronica istituzionali del Consolato. Per definizione, ogni comunicazione ufficiale di una sede diplomatica, a prescindere dalla firma, viene emanata per impulso o comunque sotto la responsabilità del Capo Missione (anche questo fatto è noto a chiunque lavori o abbia lavorato per una sede diplomatica, inclusi i centralinisti, anche quando siano presidenti di club laziali). Si arriva alla fine del mese di dicembre 2020, quando il Presidente del Comites si decide finalmente a inviare alcuni chiarimenti. Pur non ritenendoli esaustivi, essi mi parvero allora un segnale di buona volontà, nella direzione dello spirito di collaborazione istituzionale da me sempre auspicato.
All’inizio del mese di febbraio, il Consolato Generale inviava il consuntivo 2019 al MAECI. Contestualmente, venivano erogati i fondi integrativi, tra cui quelli al progetto “Emergenza Covid-19”. Eravamo riusciti a salvare il consuntivo 2019 per il rotto della cuffia. Ma era troppo tardi per l’erogazione dei fondi per il 2020, come avrebbe precisato in seguito il MAECI. La normativa infatti prevede che l’erogazione dei fondi al Comites sia subordinata alla corretta presentazione, nei termini di legge, del preventivo per l’anno in esame ma anche del consuntivo per l’anno precedente. Chi tra i lettori non si fosse ancora formato un’opinione su capacità e serietà gestionale dell’attuale Comites, sappia che il Comitato è in notevole ritardo anche per quanto riguarda il perfezionamento dei bilancio consuntivo 2020 e di quello preventivo 2021. La saga continua.
Anche quando il Consolato Generale si è limitato a offrire consigli per una più accorta gestione dei finanziamenti pubblici si è poi trovato inopinatamente al centro di polemiche create dai soliti noti. È quanto successo, ad esempio, quando il sottoscritto ha avuto l’ardire di rilevare, in sede di riunione riservata in Consolato con Presidente e Tesoriera, l’eccessiva incidenza del costo della sede sul bilancio (quasi il 70%) a fronte dell’uso sporadico della stessa e della modesta attività di istituto svolta. La Storniolo avrebbe in seguito utilizzato stralci di tale conversazione per pubblicare un articolo polemico nei miei confronti sulla già citata pubblicazione. Per tale motivo, l’ho definita inadeguata sotto il profilo etico e professionale a svolgere il ruolo di Tesoriera del Comites. Questo giudizio, che mantengo tutt’oggi, è stato da me espresso in un’email privata al Vice Presidente del Comites. Non ho peraltro mai chiesto le sue dimissioni. Altri Consiglieri ne hanno stigmatizzato l’operato, lungo la mia stessa linea, ma sempre all’interno del Comites. L’interessata ha invece deciso di rendere pubblico il tutto salvo poi denunciare il danno di reputazione da lei patito e ricorrere alla Fair Work Commission per “bullismo”, per fatti e circostanze che non hanno evidentemente nulla a che vedere con il “bullismo”.
La segnalazione dell’incompatibilità della Storniolo, che viene ascritta dall’"intervista” al mio desiderio di vendetta personale, è invece giunta dal MAECI con l’invito al Comites ad avviare le procedure previste dalla legge per la relativa contestazione. È la Legge e non il Comites che disciplina le fattispecie di ineleggibilità/incompatibilità dei membri dei Comitati (art. 5, comma 4, della L. 286). Tra di esse, vi è la titolarità o comunque la gestione di patronati. La legge disciplina anche nei dettagli la procedura per contestare l’incompatibilità di un membro del Comites (art. 7 del DPR 395/2003, commi 2,3,4,5 e 6), procedura che viene affidata allo stesso Comitato. Il Consolato si è limitato a invitare il Comites ad avviare la procedura in parola. Il Comites si è rifiutato. Il Consolato ne ha preso atto. Il risultato è che una persona, che per legge non poteva neppure essere eletta nel Comites, siede da anni all’interno dell’esecutivo del Comitato con il delicato ruolo di Tesoriere.
Il Consolato Generale continuerà ad assistere il Comites nella predisposizione dei bilanci propedeutici all’erogazione dei finanziamenti ministeriali. Tale assistenza non è mai venuta meno. Né sono mai stati interrotti il dialogo e il flusso di informazioni di carattere istituzionale con il Comites. Come previsto dalla legge, un rappresentante del Consolato Generale ha sempre garantito la sua partecipazione alle riunioni del Comites anche a tale scopo.
Dato che il Presidente Aloisi ha deciso di rendere pubblico il giudizio da me espresso nei suoi confronti in un contesto riservato e istituzionale, non ho difficoltà a confermarlo in questa sede. Ma non ho mai invocato direttamente o per interposta persona le sue dimissioni. Ad oggi, l’unico che ha evocato e continua ad evocare le dimissioni di Aloisi è Aloisi stesso.
Concludo con l’ultimo “scoop giornalistico” sul ricorso dell’ente CNA al TAR contro la decisione del Consolato di annullarne l’iscrizione all’Albo consolare degli enti gestori (per possibile conflitto di interesse in capo a due membri di CNA, congiunti del titolare dell’ente e consiglieri del Comites). Esso non è stato depositato “in questi giorni”, bensì il 28 novembre 2020. Sia il TAR che il Consiglio di Stato in appello – quest’ultimo già l’8 marzo scorso – hanno deciso sull’istanza cautelare respingendo il ricorso di CNA su tutta la linea, confermando la possibile sussistenza di un conflitto di interesse ostativo all’iscrizione e condannando CNA a rifondere al MAECI le spese del giudizio cautelare.
Sono consapevole che gli attacchi personali e le polemiche continueranno. Si tratta di individui che hanno dimostrato di non avere rispetto per nulla e che senza vergogna si sono persino cimentati nel tentativo di strumentalizzare parole da me pronunciate nel corso dell’orazione funebre in memoria del compianto Ambasciatore e amico Luca Attanasio (quando mi sono ironicamente definito “zingaro privilegiato”), togliendole dal loro contesto e cercando di trasformarle in un atto autoaccusatorio sulla mia presunta inadeguatezza. Ma se l’obiettivo è quello di farmi desistere dal compiere il mio dovere, posso rassicurare i nostri connazionali che il Consolato Generale continuerà a vigilare con immutato impegno sul rigoroso rispetto della legge da parte di chiunque gestisca denaro pubblico, a partire da coloro che si ritengono al di sopra della legge.
Andrea De Felip
Console Generale d'Italia