BUENOS AIRES – Era nato come sciopero a staffetta, che avrebbe bloccato il trasporto pubblico in Argentina per due giorni, senza però paralizzare completamente il Paese, per non penalizzare i lavoratori delle classi popolari, che si muovono con i mezzi pubblici.

Il 30 ottobre si sarebbero fermati treni, aerei, navi e metropolitane, il 31 gli autobus. Ma alla fine è durato una sola giornata perché, già la sera del 30, la Uta (Unión tranviarios automotor), la principale sigla sindacale di autisti di autobus, ha firmato un accordo con il governo e la controparte padronale e lo sciopero è stato sospeso.

Disagi per tutti nella prima giornata, soprattutto per i pendolari che dal conurbano si spostano in capitale per lavorare. Ma la paralisi non c’è stata, grazie alla presenza degli autobus. Più affollati e scomodi del solito, soprattutto quelli interurbani, con lunghe file alle fermate.

Il coordinamento dei sindacati del settore aveva lanciato lo sciopero per protestare contro i tagli del governo, la perdita del potere acquisitivo dei salari, la totale deregolamentazione del settore, il cattivo stato dei mezzi di trasporto a fronte di un aumento dei prezzi dei biglietti.

La Uta è arrivata a un accordo sugli adeguamenti salariali al tavolo composto dal sindacato, l’associazione padronale e il governo. E nella serata del 30 ha annunciato che i suoi lavoratori non si sarebbero fermati il giorno dopo.

Durante lo sciopero non sono mancati gli interventi di Javier Milei sulle sue reti sociali, tutti dedicati al fatto che i sindacalisti sarebbero un fardello che pesa sulle spalle dei lavoratori, accusati dal presidente di vivere alle spalle dei cittadini anziché difenderli.