Zero casi. Due parole che continuano a risuonare tra le strade dell’area metropolitana di Melbourne. Due giorni consecutivi con zero contagi da COVID-19, seguiti poi, da soli due casi nella giornata di ieri; l’ultima volta che il Victoria ha goduto di un risultato del genere è stato lo scorso 9 giugno, 139 giorni fa.

Più di 13mila persone si sono sottoposte al test nell’ultimo fine settimana, soprattutto nei Comuni di Banyule, Darebin, Hume, Moreland e Nillumbik; la comunità ha mostrato grande sensibilità e coscienza civile, mentre, finalmente, il governo ha identificato un processo di tracciamento più rapido ed efficiente.

Melbourne ha quindi ripreso a respirare, dopo un lungo ed estenuante isolamento. E mentre continuiamo ad avanzare verso la totale riapertura dello Stato, il messaggio resta sempre lo stesso: “stay safe”. Ancora in vigore il raggio di 25 chilometri dalla propria abitazione, ma da ieri sono finalmente tornati in attività anche ristoranti, bar e pub con un limite massimo di 50 persone all’esterno e di 20 persone all’interno, rispettando sempre la distanza di un metro e mezzo tra i tavoli e i quattro metri quadrati di spazio per ogni cliente.

“Siamo sulla buona strada – ha dichiarato Daniel Andrews, particolarmente entusiasta –, dobbiamo andare avanti, l’obiettivo è raggiungere uno Stato Covid-Normal entro Natale”.

E mentre il Premier continuava ad approfondire l’atteso allentamento delle restrizioni durante la decisiva conferenza stampa dello scorso lunedì, i telefoni dei ristoranti di Melbourne hanno, immediatamente e ininterrottamente, cominciato a squillare.

“Durante l’annuncio, abbiamo subito ricevuto le nostre prime prenotazioni e siamo già al completo ogni sera per le prossime settimane – ha dichiarato Ilaria Tambone, proprietaria, insieme a suo marito Davide Greco, del ristorante italiano ‘Autentico’ a St Kilda –. Dopo la crisi del fumo in città, dagli incendi della scorsa estate, durante la quale abbiamo perso tantissimi clienti, turisti che hanno deciso di lasciare la città, abbiamo vissuto la preoccupazione del lockdown. Fortunatamente, siamo stati supportati dalla nostra straordinaria comunità locale che ha continuato ad acquistare tramite takeaway e consegne a domicilio. Paradossalmente, il nostro volume di affari è cresciuto molto negli ultimi mesi”.

Davide Greco e Ilaria Tambone del ristorante Autentico

Anche Carl Foderà, proprietario de ‘Il Melograno’ a Northcote, ha riscontrato un aumento delle vendite durante l’isolamento forzato, grazie soprattutto all’ideazione di nuovo progetto, accanto alle già tanto apprezzate gelateria e caffetteria: “Lo scorso marzo, attraverso i racconti dei miei amici in Italia, ho immaginato che la crisi pandemica, appena iniziata, non sarebbe scomparsa facilmente – ha raccontato Foderà –; ho quindi deciso di reinventare il modello di attività con uno spazio dedicato ai generi alimentari e, straordinariamente, siamo riusciti a superare anche i guadagni dello scorso anno. Adesso, l’obiettivo è quello di integrare il nuovo disegno commerciale al progetto già esistente, quindi riapriremo a partire da domani con il nostro alimentari, una scelta gastronomica più ridotta, la possibilità di ospitare solo 10 persone all’interno, e un programma CovidSafe che includerà menù lavabili e un codice QR per un tracciamento già rapido della clientela”.

Carl Foderà, proprietario de Il Melograno

Prima ancora di Melbourne, circa 10 giorni fa, l’area regionale del Victoria ha compiuto un ulteriore passo verso la normalità con il passaggio da 20 a 40 persone da poter ospitare all’interno di un esercizio di ristorazione. Un grande successo per tutti i proprietari di attività commerciali, mentre resta invariato il confine con la zona metropolitana di Melbourne; il governo Andrews ha infatti dichiarato di aver addirittura rafforzato il cosiddetto “anello di acciaio”, aumentando i posti di blocco, per assicurarsi che i conducenti abbiano un reale permesso di lavoro per spostarsi.

“Da sempre forniamo i ristoranti di Melbourne con il nostro vino, ma purtroppo l’attività è venuta completamente a mancare durante gli ultimi otto mesi – ha spiegato Mario Marson, proprietario, insieme a sua moglie Helen e sua figlia Madeleine della cantina ‘Vinea Marson’ nella regione rurale di Mount Camel, all’interno del Comune di Greater Bendigo –. Prima del lockdown, abbiamo sofferto una gran siccità a seguito dei disastrosi incendi e del conseguente fumo, abbiamo infatti raccolto meno di 10 tonnellate di uva – in tempi normali ne raccogliamo circa 50. Durante l’isolamento, grazie all’aiuto di mia figlia Madeleine, abbiamo cercato di organizzare meeting sulla piattaforma Zoom per presentare i nostri vini e per mostrare lo straordinario accoppiamento ‘vino-formaggio’ grazie alla partnership con That’s Amore Cheese. Abbiamo tante speranze e l’umore della clientela è molto positivo. Io mi ritengo molto fortunato se penso ai nostri genitori e ai nostri nonni che hanno vissuto due guerre mondiali, la Grande depressione e l’influenza spagnola. Adesso, siamo pronti a ripartire anche con un nuovo campo di bocce, mentre nel frattempo abbiamo deciso di aprirci al mercato internazionale, tra Asia, Svizzera e Stati Uniti”.

 

Il ristorante Spaghetti Bar a Kyneton

Dello stesso parere è anche Dean Bamford, proprietario del ristorante italiano ‘Spaghetti Bar’ a Kyneton, insieme allo chef Daniel Whelan. Fin dalla sua inaugurazione, lo scorso aprile 2019, l’attività ha ricevuto una grande accoglienza che ha permesso ai due ristoratori di sopravvivere facilmente alla tempesta pandemica: “Lo spazio non ci permette di ricevere i 40 commensali previsti; abbiamo quindi deciso di gestire due turni al giorno con 12 posti a sedere alla volta – ha spiegato Bamford –. L’intenzione, fin dall’inizio, era di offrire pasta fresca, ispirandoci agli storici ristoranti di Melbourne degli anni ’60, e vogliamo continuare a farlo, nonostante qualsiasi difficoltà. Le persone sono pronte a uscire e a riprendere in mano la propria vita sociale, noi siamo pronti a offrire di nuovo la stessa esperienza gastronomica”.