Il nonno Rocco aveva un negozio di frutta e verdura e la mattina andava a rifornirsi al mercato. Calabrese, di temperamento forte, “non accettava di buon grado i commenti razzisti che all’epoca erano rivolti agli emigrati italiani e spesso finiva per fare a botte”. Di quel carattere combattivo, John Sidoti, rappresentante liberale al parlamento del New South Wales, conserva tutta la forza e la determinazione e, anche se non vuole fare a botte con nessuno, fa una promessa a sé stesso e ai suoi elettori: “Combatterò fino alla fine, per difendere il mio nome e quello dalla mia famiglia dalle accuse che mi sono state rivolte. Non so quanto tempo ci vorrà e quanto lunga sarà la battaglia, ma di una cosa sono certo: la vincerò!”.

Il deputato di origini italiane ricopre il ruolo (momentaneamente sospeso a causa di un’indagine a suo carico) di ministro per lo Sport, Multiculturalismo, Anziani e Veterani nel governo guidato dal premier Gladys Berejiklian. Ma Sidoti, eletto nella circoscrizione di Drummoyne, non attraversa un periodo particolarmente tranquillo della sua carriera politica. Tutt’altro. Al momento è sotto inchiesta per delle presunte irregolarità. Gli viene contestato l’acquisto di alcuni beni immobili perché,  secondo le accuse, sfruttando l’allora posizione di segretario parlamentare alla Pianificazione, avrebbe avuto accesso a informazioni sullo sviluppo futuro dell’area. Ma la verità, secondo Sidoti, va cercata da tutt’altra parte.

“Se invece di avere un cognome italiano mi chiamassi che so, Smith, o avessi avuto un qualsiasi altro cognome dal suono tutto inglese, non mi troverei in questa situazione. La realtà è che siamo di fronte a una questione sollevata dall’opposizione parlamentare e che ha una valenza tutta politica. La cosa più fastidiosa è che quando si parla di questa vicenda, troppo spesso, si omettono dei particolari determinanti per chiarire la mia posizione. Come il fatto che le proprietà in questione sono adiacenti a una che la mia famiglia aveva comprato ben 17 anni prima che io entrassi in politica. E che la posizione che occupavo all’epoca, non mi dava accesso a informazioni particolari. Le verità parziali non vanno bene. Quando avrò modo di esporre i fatti, farò sì che la verità, nella sua completezza, venga fuori. Fosse l’ultima cosa che faccio nella mia carriera politica”.

E che la sua italianità, in questo caso, non sia stata un vantaggio ma uno svantaggio, Sidoti lo ribadisce quando racconta che qualcuno gli avrebbe detto: “Ne hai fatta di strada per essere il figlio di un fruttivendolo. Ma io ne sono orgoglioso, perché la mia famiglia ha avuto successo lavorando e lavorando duro. Anche quando mio fratello ha avuto una brutta malattia, i miei genitori hanno continuato a lavorare e a prendersi cura di lui allo stesso tempo. La loro e la mia storia personale dimostrano che con l’impegno e con il lavoro si può arrivare lontano. Forse è questo che non piace a qualcuno. Basta vedere cosa succede non appena un leader politico di background differente ha successo. Io non sono il primo italiano che viene discreditato nel pieno del suo successo politico. A una mia collega, anni addietro, ci sono voluti cinque anni per dimostrare la sua innocenza. E nel frattempo la sua carriera politica è stata bloccata e distrutta”. Ma di stop, Sidoti, non ne vuol sentir parlare: “Vado avanti”. E, a proposito di multiculturalismo, attacca l’opposizione. 

“Hanno governato per anni lo Stato e con quale risultato? Vogliamo contare quante donne e quanti rappresentanti di retaggio culturale differente facevano parte della dirigenza del settore multiculturale? Per loro multiculturalismo è solo una parola priva di significato, per me è uno stile di vita che indirizza le politiche quotidiane. Ecco perché nei primi mesi da ministro ho cercato di cambiare tutto e di correggere i loro errori”. 

Che i laburisti non siano capaci di governare il NSW, lo dimostra, secondo Sidoti, anche la sua stessa elezione “in un collegio a forte vocazione laburista. Quando ho iniziato la mia carriera politica, nessuno credeva si potesse vincere qui. Invece io, non solo ho vinto, ho anche aumentato i consensi nelle successive elezioni. La verità è che i laburisti hanno abbandonato la classe operaia e hanno, di fatto, emarginato comunità locali e minoranze. Altro che multiculturalismo! E il problema è che un’opposizione così vuota e povera di idee è un male per lo stesso governo che non è pungolato o spinto a fare sempre di più”. Per Sidoti, però, il suo successo, non è solo da ascrivere a ciò che l’opposizione fa o non fa, ma anche alla sua condotta politica.

“Per me, la mia gente viene prima del mio partito. Non mi allineo a idee e progetti che non credo facciano il bene della comunità che rappresento. Nei prossimi giorni, ad esempio, ci sarà una discussione in parlamento su delle modifiche del sistema di trasporti, in particolare sulle rotte dei traghetti. Il ministro dei trasporti presenterà un progetto a causa del quale, per raggiungere da qui Circular Quay, bisognerà cambiare a Barangaroo, provocando non pochi problemi ai residenti della zona. Io terrò un discorso in aula spiegando che il progetto non può essere approvato così com’è”.Ironia della sorte, Sidoti si troverà a sostenere le posizioni del sindaco di Canada Bay, Angelo Tsirekas, rappresentante dei laburisti. “Non è la prima volta che succede e forse non sarà l’ultima. Ripeto, gli interessi della comunità che rappresento sono superiori a tutto il resto. Ecco perché non sono stato nominato ministro prima. Non sono uno che dice sì al partito sempre e comunque. All’opposto sono uno che cerca di cambiare le cose”.

E fra le cose che Sidoti cerca di cambiare c’è l’immagine del suo stesso partito. “Quando sono entrato in politica, i miei elettori mi dicevano che i liberali erano un partito per inglesi. Ma, poi, la comunità italiana di qui ha cambiato idea perché ha capito che cerco di rappresentare al meglio gli interessi comuni. Come hanno fatto per una vita intera i miei genitori da cui ho ricevuto il concetto di devozione anche sul lavoro”.

Sidoti, infatti, prima di entrare in politica, ha lavorato per anni nell’azienda  di famiglia. “Dopo l’esperienza nel settore ortofrutticolo, i miei genitori hanno acquistato un locale trasformandolo in sala da ricevimenti e già da studente lavoravo lì. Dopo le superiori, però, avrei voluto continuare gli studi all’università. Ma una vacanza in Italia, subito dopo le scuole superiori, mi fece cambiare idea. Ripresi a lavorare con i miei genitori frequentando anche corsi professionali nel settore della ristorazione”. Seppur abbia ottenuto numerose qualifiche nell’ambito della ristorazione e degli eventi, e abbia vissuto anni fra cucina e sala, il deputato confessa: “Cucinare non è il mio forte. Mia moglie è molto più brava”. 

E se Sidoti aiuta nelle conserve di pomodoro e di frutta, tradizione che  osserva e tramanda alla famiglia, fugge di fronte alla sfida dei biscotti al forno: “Li adoro, ma assolutamente non so come prepararli. Li lascio fare a Sandra”, la donna con cui Sidoti è sposato da 25 anni e la madre dei suoi tre figli. Meglio, però, a suo dire, Sidoti se la cava con un’altra delle tradizioni italiana: “Il piccolo orto in casa. Ho qualche albero, delle verdure, pochi animali e i polli. Sono come la comunità che rappresento, un po’ conservatrice e attaccata alle sue radici. In fondo siamo tutti emigrati o figli di emigranti”. 

E, a proposito di emigrazione, Sidoti punta il dito contro la politica che da anni “penalizza gli italiani che arrivano in Australia. Per loro si fa sempre più difficile restare. È come se si cercasse di evitare quanto fatto dalla prima generazione che arrivò in Australia e iniziò a lavorare per lo più nella ristorazione e nelle costruzioni”. Ma anche per le aziende italiane, secondo il deputato, è ancora troppo difficile entrare nel mercato australiano. Soprattutto quello del settore edile, “dove ci sono poche aziende internazionali che, al momento, hanno accesso alle grandi opere australiane. Dobbiamo lavorare perché, in futuro, l’esperienza e la qualità che l’Italia esporta in tutto il mondo, siano maggiormente considerate anche in Australia”.