Originario di Roma e con una formazione accademica presso l’Istituto Europeo del Design, Simone Leonelli si definisce un “pensatore innovativo che lavora all’intersezione tra arte, scienza e tecnologia”.

La sua carriera in Italia lo ha visto collaborare con prestigiosi brand, periodo durante il quale ha avuto l’opportunità di lavorare con materiali di prim’ordine e fornitori d’eccellenza ma spinto dal desiderio di evoluzione personale e professionale, Leonelli ha deciso di trasferirsi in Australia.

Il suo arrivo qui ha segnato l’inizio di un percorso di reinvenzione professionale: dall’ambito del design di gioielli a quello delle mostre e di altri progetti innovativi, Leonelli ha saputo identificare e coltivare la propria nicchia, aprendosi la strada verso nuove entusiasmanti opportunità. Questa avventura australiana ha preso il via a Perth per poi proseguire a Sydney, dove si è distinto per il suo contributo accademico triennale alla University of Sydney, nella Facoltà di Architettura, Design e Pianificazione.

La sua innovazione e il suo spirito pionieristico hanno trovato ulteriore conferma lo scorso novembre, quando è stato selezionato per tenere un workshop alla SXSW (South by Southwest) Conference, unendo festival di musica, cinema e media interattivi, nonché una serie che celebra i migliori talenti nei campi della musica, dell’innovazione, del cinema e della tecnologia. La carriera di Simone come designer di gioielli in Australia è stata un terreno fertile per l’avanzamento delle sue competenze tecniche, specialmente nel campo della stampa 3D.

Questa esperienza ha aperto la strada a esperimenti più ambiziosi nel design.

“Fin dalla mia infanzia, ho sempre aspirato a scoprire un punto d’incontro tra l’arte e la scienza, due sfere apparentemente distanti. Mentre l’arte affonda le radici nella creatività e nell’estetica, la scienza si basa sulla tecnica. Il desiderio di sinergia ha guidato la mia esplorazione nel campo del disegno industriale, dove ho scoperto che la tecnologia potrebbe essere il ponte tra questi due mondi”, ha detto Simone durante la nostra intervista.

Questo connubio si è manifestato in modo eclatante nella collezione “Blurred Boundaries”, nata dalla collaborazione con la stilista Michela Paolucci che ha fuso metodi sartoriali e fabbricazione digitale e curata dal critico d’arte Eugenio Viola. “Questo approccio innovativo mi ha valso l’invito a tenere una conferenza presso l’Università Curtin, in collaborazione con la Dr.ssa Anne Farren” ha aggiunto Simone, la cui esperienza ha ulteriormente consolidato questo suo ruolo di innovatore all’incrocio tra arte, scienza e tecnologia.

“La tecnologia, in questo senso, è stata un catalizzatore fondamentale, offrendomi strumenti sempre nuovi e più potenti per esplorare e concretizzare le mie visioni artistiche”.

Un esempio emblematico di questo percorso è il processo di creazione della scultura digitale D ATOM, che ha incarnato una fusione perfetta tra ispirazione naturale e precisione tecnologica. Per concettualizzare e realizzare D ATOM, Simone ci ha impiegato circa un mese, un periodo durante il quale si è immerso nella complessità delle forme organiche e nell’uso avanzato di software di modellazione.

L’opera, ispirata agli organismi acquatici visibili solo al microscopio, rappresenta la sua fascinazione per le meraviglie nascoste della natura e la capacità di reinterpretarle attraverso la lente della tecnologia.

“Attualmente, sto esplorando l’integrazione dell’intelligenza artificiale (AI) nel mio processo creativo, considerandola un’evoluzione naturale del software nel mondo digitale, - ha spiegato Simone in riferimento ai suoi progetti futuri. Il designer ha aggiunto che la stampa 3D ha rivoluzionato il modo in cui realizza le sue opere, permettendogli di creare fisicamente strutture complesse e dettagliate che un tempo erano inimmaginabili.

Questa innovazione non ha solo aperto nuove possibilità di sperimentazione artistica ma gli ha anche permesso di trasformare osservazioni microscopiche della natura in creazioni tangibili.

“L’adozione dell’intelligenza artificiale nel mio processo artistico ha potenziato questa esplorazione, donandomi una libertà e precisione senza precedenti nel manipolare il design organico. In sostanza, il mio lavoro artistico si ispira alla complessità della natura e alla tecnologia che mi permette di catturarla e reinventarla, continuando a spingermi verso nuovi orizzonti creativi”.