PECHINO – Sono almeno 130 i morti e centinaia i feriti provocati dal violento sisma di magnitudo 6.2 che ha devastato in Cina, poco prima della mezzanotte di lunedì, la regione remota e montuosa a nord dell’altopiano del Qinghai-Tibet.
Le autorità centrali e locali hanno mobilitato uomini e risorse in risposta, a partire dalle migliaia di persone inviate dal ministero della Gestione delle emergenze, ma il lavoro dei soccorritori si è rivelato più difficile del previsto a causa della neve e delle temperature ampiamente sotto lo zero.
“Alle 23.59 locali di lunedì, il terremoto ha colpito la contea di Jishishan, nel Gansu, alla profondità di 10 chilometri”, ha riferito in una nota il China Earthquake Networks Center (Cenc). L’epicentro è stato localizzato a 5 chilometri dal confine tra il Gansu e la provincia vicina del Qinghai, dove si sono avvertite più di altre 40 scosse di assestamento.
Nel Gansu, 113 persone sono decedute nel bollettino rilanciato in serata dai media statali, mentre nel Qinghai il numero è salito ad almeno 13 vittime. Nel complesso, sono stati contati oltre 700 feriti e alcune decine di dispersi, mentre diversi villaggi remoti risultano isolati. Le temperature a Linxia, città nel Gansu vicino all’area del sisma, erano a -14 gradi nelle ore del mattino, con le previsioni di ulteriore discesa a -20 in quelle notturne.
Il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto “sforzi a tutto campo” nelle operazioni di ricerca e soccorso, e di garantire la sicurezza dei sopravvissuti e delle loro proprietà. Le scosse sono state avvertite a 1000 chilometri di distanza, fino nella provincia dell’Henan: secondo analisi preliminari, il sisma è nei tre di magnitudo 6 che hanno colpito l’area dal 1900 entro i 200 chilometri dall’ultimo l’epicentro, ha riferito il network statale Cctv, che ha mostrato immagini di edifici crollati e testimonianze di gente provata dalla violenza del sisma.
A 3000 chilometri da Jishishan, un altro terremoto ha colpito il poco abitato sud dello Xinjiang alle 9.46 locali (2.46 in Svizzera), con una magnitudo di circa 5.5 e ad una profondità di 10 km, secondo i dati del Cenc.
La Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, il principale pianificatore economico cinese, ha annunciato fondi per circa 35 milioni di dollari dal bilancio centrale per le necessità immediate delle zone colpite: una cifra che raddoppia sommando le risorse mobilitate dal ministero delle Finanze.
Il terremoto del Gansu è il più letale che la Cina abbia visto dal devastante sisma del 2010 nel Qinghai, parzialmente colpito anche la scorsa notte, che causò quasi 2.700 vittime. Per il Gansu, invece, questo è il sisma più intenso dal luglio del 2013, quando a Dingxi persero la vita 93 persone per una scossa di magnitudo 6. Quello di ieri notte non è tuttavia il terremoto più devastante nella storia della provincia nord-occidentale, che nel 1927 a Gulang soffrì oltre 40.000 vittime dopo un sisma di magnitudo 7.6.
Lo scorso settembre, più di 60 persone erano rimaste uccise quando un terremoto di magnitudo 6.6 aveva colpito la provincia del Sichuan, confinante a nord con il Gansu. Proprio nel Sichuan avvenne il terribile terremoto del 2008, considerato il 18esimo più letale di sempre per numero di morti, che causò oltre 87.000 vittime. Ma la storia dei terremoti cinesi è lunga e piena di tristi record: 3 dei primi 5 terremoti con più vittime registrate nella storia sono avvenuti sull’attuale territorio cinese, con il primo posto che appartiene al sisma di magnitudo 7.6 a Tangshan nel 1976, in cui persero la vita oltre 300.000 persone.