Celebre direttore d’orchestra australiano, descritto come “ambasciatore culturale” per il suo impegno nel promuovere la musica e la cultura tra Australia e Italia, Daniel Smith, vede in quest’arte un mezzo potente per connettere le persone oltre ogni confine. Attualmente, Smith è impegnato nella direzione di una nuova produzione de “Il Barbiere di Siviglia”, alla Sydney Opera House fino al 22 febbraio.
Nato e cresciuto a Sydney, si è avvicinato alla musica fin da bambino: ha iniziato a suonare all’età di sei anni e ha scoperto la sua passione per la direzione d’orchestra già a 16.
Trasferitosi a 22 anni in Italia per perfezionare il suo talento, grazie a una borsa di studio, ha studiato a Roma e Siena, approfondendo il repertorio italiano e il belcanto, che definisce “un’acrobazia olimpica” per la sua complessità tecnica ed emozionale.
Sebbene il titolo di “ambasciatore culturale” non sia un incarico ufficiale, è riconosciuto simbolicamente per il suo lavoro come ponte tra le culture australiane e italiane. Con un legame profondo tra le sue origini australiane e il cuore italiano, tanto da aver preso la cittadinanza italiana, Smith considera l’opera un linguaggio universale, capace di unire persone di ogni cultura e provenienza.
Nei suoi viaggi ha diretto in contesti significativi, come l’Ucraina e Israele, sottolineando come la musica, anche in situazioni difficili, diventi un rifugio e uno spazio di unione.
“Il Barbiere di Siviglia”è un’opera che, trent’anni fa, ha segnato l’inizio della sua carriera musicale: “Ricordo che fu la prima che io abbia mai visto dal vivo, accendendo in me la passione per quest’arte meravigliosa”, racconta, con un italiano impeccabile.
In passato ha diretto opere iconiche come “Viaggio a Reims” e “Cavalleria Rusticana”, consolidando la sua reputazione tra i grandi interpreti dell’opera.
Durante la sua carriera, ha collaborato con grandi istituzioni come il Rossini Opera Festival di Pesaro, affinando un approccio che coniuga il rispetto per la tradizione con una sensibilità moderna. Un elemento distintivo del percorso artistico di Smith è la sua dedizione al recupero delle tecniche del belcanto, uno stile vocale italiano noto per la sua complessità tecnica e il suo impatto emozionale.
“Il belcanto è come un’acrobazia olimpica - spiega Smith - richiede una tecnica vocale straordinaria, ma regala emozioni senza pari”. Questo stile, che Smith considera un patrimonio musicale da preservare, lo guida nella direzione di ogni esecuzione, cercando di trasmettere non solo precisione tecnica ma anche emozioni profonde al pubblico.
Con una passione contagiosa, Smith è determinato a rendere l’opera accessibile alle nuove generazioni.
Durante il suo incarico a Genova, ha ideato programmi innovativi per coinvolgere i giovani, portando l’opera fuori dai teatri e nei luoghi della loro quotidianità, come discoteche e scuole. Ha creato eventi che univano spettacoli brevi a momenti sociali, trasformando il teatro in un punto di incontro culturale: “Per avvicinare i giovani all’opera, bisogna andare verso di loro, capire i loro interessi e creare esperienze coinvolgenti”, afferma. Questo approccio ha riscosso un successo tale da essere adottato in altri paesi, tra cui Polonia e, appunto, Australia.
Oltre alla sua attività di direttore d’orchestra, Smith è anche un compositore. Sta lavorando a una nuova opera lirica, che ha scelto di scrivere interamente in italiano, come omaggio alla tradizione che ama.
Per lui, la musica è uno strumento per stimolare l’immaginazione, un’abilità che considera essenziale nel mondo di oggi. “Dobbiamo riscoprire il potere dell’immaginazione. La musica ci permette di vedere oltre ciò che è visibile”, sostiene.
Nel corso della sua carriera, Smith ha dimostrato come l’opera possa evolversi senza tradire la sua essenza. Ritiene fondamentale mantenere intatta la musica, ma adattare le esperienze per renderle più accessibili e rilevanti: “La musica classica e l’opera non devono cambiare, ma possiamo noi trovare nuovi modi per connetterle alle vite delle persone”, assicura.
La sua visione si traduce in spettacoli che non solo celebrano la bellezza della musica, ma che invitano il pubblico a riflettere sulle grandi questioni dell’esistenza umana.
Con il suo lavoro, l’abile direttore d’orchestra, dimostra che l’opera è più che mai viva e capace di ispirare. Che si tratti di dirigere un grande classico o di comporre una nuova opera, Smith continua a ricordarci che la musica è il linguaggio universale che unisce tutti noi. E come lui stesso afferma “ogni concerto per me è un dono, un momento unico per celebrare l’umanità”.