I tempi inesorabilmente cambiano e le generazioni continuano a evolversi. Sono i più giovani, infatti, a dover trovare il proprio spazio all’interno della consolidata comunità italiana. Presso la Società Isole Eolie Melbourne non è mai venuto a mancare quell’importante focus a mantenere in vita il legame con il mare, gli usi e costumi, e la cultura dell’arcipelago siciliano.
Dalle celebrazioni religiose – San Bartolomeo, Madonna del Terzito, Santo Stefano, San Lorenzo e Madonna della Catena – ai tantissimi appuntamenti ricreativi, dal tradizionale picnic presso Keast Park a Seaford, a due passi dal mare, agli eventi culturali e i popolari dinner dances.
A riunire la comunità eoliana ogni anno è soprattutto la commemorazione in onore di San Bartolomeo, patrono di Lipari e dell’intero arcipelago eoliano, da quasi un secolo il cuore spirituale della diaspora eoliana in Australia. La prima celebrazione in suo onore ebbe luogo il 20 agosto 1928 da padre William Kelly nella chiesa di Sant’Ignazio a Richmond, grazie all’iniziativa di Stefano Tesoriero, l’allora presidente della Società Isole Eolie Melbourne.
Negli anni successivi, la festa divenne un appuntamento fondamentale per gli eoliani di Melbourne. Dopo l’interruzione durante la Seconda guerra mondiale, la celebrazione riprese il 26 agosto 1945 nella chiesa del Sacro Cuore a Carlton, attirando una folla così numerosa da richiedere l’intervento della polizia. Gli anni del dopoguerra trasformarono la festa in un evento anche sociale, con danze e incontri tra giovani eoliani.
Nel 1955 arrivò una nuova statua del Santo, scolpita a Ortisei e oggi custodita nel santuario di Sant’Antonio a Hawthorn, dove la festa si tiene dal 1972. Fu negli anni ‘70, infatti, che la Confraternita di San Bartolomeo si strutturò formalmente, ma solo nel 1989 aprì le porte anche alle donne.
Tra i tanti gesti di devozione, spicca ancora la donazione dei fiori da parte della famiglia Santospirito, attiva da ormai tre generazioni.
Altro appuntamento imperdibile è certamente l’annuale picnic al Keast Park di Seaford. Nato nel 1928, fu interrotto solo durante il Secondo conflitto mondiale. Fu ripreso definitivamente nel 1948, diventando tradizione annuale.

Una foto della corsa dei bambini al picnic del 1976
Tra corse nei sacchi, gare di cocomero e tiro alla fune, il picnic è da sempre un momento di festa per tutte le generazioni. Negli anni d’oro, attirava fino a 2mila persone e portò alla nascita di iniziative come il concorso ‘Miss & Mr Isole Eolie’.

Una foto recente dell’evento con la gara dei mangiatori d’anguria nel 2023. (Foto: Michael Angelini)
Oltre al divertimento, il picnic fu anche occasione di beneficenza: le vincitrici, infatti, erano impegnate in raccolte fondi e visite agli ospedali.
Ma oltre ogni cosa, è da sempre occasione per rievocare storie di emigrazione e quel desiderio, mai spento, di tornare a immergersi nel mare delle isole.
Gli eoliani e il commercio ortofrutticolo: un racconto di radici e successo
Appena sbarcati in Australia, molti eoliani trovarono nel profumo della frutta matura e nei colori delle verdure un richiamo familiare. Un linguaggio che conoscevano bene, quello della terra. E l’industria ortofrutticola rappresentava per molti una via d’accesso alla stabilità economica e all’indipendenza.
Forti della loro esperienza maturata nelle isole, molti scelsero di aprire piccole attività di frutta e verdura, nonostante il duro lavoro e le lunghe ore richieste.

Il negozio di Antonino e Tilda Ziino ad Abbotsford (1924-1946 circa). In foto, Antonino insieme alla figlia Marianna e i due figli Francesco (destra) e Domenico
Questa scelta fu inizialmente intrapresa dai primi migranti eoliani e, successivamente, seguita da altri, spesso sponsorizzati da connazionali, residenti a Melbourne già da anni.
In questo modo, il modello si replicò e si diffuse, e gli eoliani dominarono il settore ortofrutticolo in Victoria.
Già negli anni ’80, con l’ascesa delle catene di supermercati, molti negozi furono chiusi e oggi la maggior parte degli eoliani che avviarono attività negli anni ’50 e ’60 si è ritirata.
Tra i nomi che hanno fatto la storia nel settore figurano famiglie eoliane come Narduzzo, Tesoriero & Luca Bros., Casamento, Biviano, Scaffidi, Taranto, Russo, Rando, Natoli, Giuliano, Cincotta, Costa, Mandile, De Luca, Mecca e Dimattina.
Una vita spesa al servizio dei migranti: Lena Santospirito
Figlia di eoliani originari di Salina, Lena Santospirito, nata Virgona, fu un esempio e una guida per la comunità italo-australiana di Melbourne. Cresciuta a Fitzroy, lavorò come centralinista fino al matrimonio con Antonio Santospirito nel 1925, con cui ebbe tre figli.
Sin dagli anni ’20, si dedicò al volontariato insieme alla sorella, aiutando sacerdoti italiani nell’assistenza pastorale e sociale, sostenendo famiglie in difficoltà.
Durante la Seconda guerra mondiale, con l’internamento degli italiani in Australia, il suo impegno s’intensificò. Nel 1940 fu tra i fondatori dell’Archbishop’s Committee for Italian Relief, pensato per aiutare gli internati e le loro famiglie.
Nel 1946, fu la prima donna e laica a guidare il comitato, ampliandone la missione all’aiuto dei migranti italiani e dei sopravvissuti in Europa.

Una foto di Lena Santospirito
Dal suo salotto a Carlton offriva assistenza ai nuovi arrivati per trovare lavoro e casa.
Organizzava feste e raccolte fondi, diventando punto di riferimento fidato per la nuova ondata migratoria, tanto da essere affettuosamente soprannominata “La mamma degli italiani”.
È scomparsa nel 1983, ma la sua eredità vive ancora oggi grazie alla Santospirito Collection presso la Italian Historical Society a Carlton che documenta un’esistenza spesa al servizio del prossimo e dell’identità italiana in Australia.