Un battito incessante, un impulso travolgente, Olivia Simone si è lasciata avvincere fin da bambina dalla capitale dell’impero dei sogni e dalla veste travolgente della Hollywood degli anni d’oro.

L’attrice, produttrice e sceneggiatrice italo-australiana, reduce dal recente successo del suo cortometraggio Azzurro – girato in Puglia, vincitore del Santa Monica Film Festival e selezionato nell’ambito di numerose rassegne internazionali – si prepara oggi ad attraversare un nuovo viale di emozioni e a ridefinire i confini della sua infanzia italiana con la realizzazione del suo primo lungometraggio, anche questa volta ambientato nel Bel Paese. 

Di padre calabrese e madre siciliana, originari rispettivamente di Cervicati, in provincia di Cosenza, e di Mineo, in provincia di Catania, Olivia Simone è cresciuta immergendosi giorno dopo giorno nei ricordi della sua famiglia, tradizioni e valori che hanno inevitabilmente plasmato la sua essenza.

“Mi sono sempre sentita italiana ed è davvero interessante – ha raccontato –. A casa si parlava in italiano, a scuola ero circondata da coetanei con il mio stesso retroterra familiare. Nei fine settimana, ci recavamo ai club locali per ballare e ogni domenica si andava in chiesa, e anche se capivo molto poco della funzione religiosa, eravamo capaci di rispondere perfettamente durante la celebrazione. Ancora oggi ricordo preghiere e antifone! Il film in realizzazione inizia infatti con una scena in una chiesa italiana”.

Ispirata fin da subito dalla lunga tradizione della Commedia dell’Arte, Simone ha iniziato a comprendere di non poter fare a meno del palcoscenico, “un talento che era innegabile, me lo ripetevano tutti”: “I miei genitori sono sempre stati di grande supporto, anche se non immaginavano che ne avrei fatto una carriera”, ha continuato.

Quella giovane donna “armata di continue idee”, che non faceva altro che “fingersi un’altra persona, imitare gli accenti dei suoi vicini di casa e improvvisare spettacoli teatrali davanti alla sua famiglia” si è ritrovata ben presto a fare i conti con un grande sogno, quando a sedici anni si è innamorata perdutamente del National Institute of Dramatic Art (NIDA) a Sydney – che vanta tra i suoi studenti artisti come Cate Blanchett, Mel Gibson, Judy Davis e Baz Luhrmann –, presentandosi per ben quattro anni consecutivi all’audizione per l’ammissione alla scuola.

“Il primo anno mi hanno detto che avevo necessariamente bisogno di ‘esperienza di vita’; in effetti, avevo solo vissuto con la mia famiglia fino a quel momento e non ero cresciuta in un ambiente in cui si discuteva di teoria o di idee – ha spiegato –. Per questo, a ventuno anni, ho fatto le valigie e sono andata in Italia per la prima volta. Mi sono sentita subito a casa ed è stato davvero strano, considerando che conoscevo il Paese solo attraverso i racconti e i ricordi della mia famiglia e della prima generazione di italiani in Australia. Quelle emozioni e quel sentirmi viva hanno ispirato la prima bozza del lungometraggio a cui sto lavorando”.

L’ingresso all’istituto d’arte drammatica è avvenuto poco dopo e Simone ha iniziato non solo a scavare nella storia del Paese d’origine della sua famiglia per “colmare le lacune”, ma ha cominciato a scoprire se stessa.

“Il mio primo lavoro è stato nel programma televisivo Love My Way. Ero così felice, ma poi ho scoperto che avevano tagliato tutte le mie scene per motivi di lunghezza. È allora che ho capito di avere questo grande sogno, ma che era tra i più instabili. Dovevo trovare un modo per trovare il mio equilibrio, ho quindi scoperto la meditazione e ho provato a creare spazio per fare altro, e arrivare anche al mondo della produzione e della scrittura”, ha raccontato.

Quell’incontenibile desiderio di vivere a Hollywood, nel cuore della cinematografia mondiale, l’ha spinta nel corso degli anni a fare domanda per l’agognata ‘green card’ e tentare di ottenere la residenza permanente americana; stanca di attendere, di sostare di fronte all’ignoto, nel 2014 ha fatto di nuovo le valigie e si è trasferita a Los Angeles.

Soltanto tre giorni dopo il suo arrivo, ha ricevuto un’email che le confermava la vittoria alla lotteria: “Quando ho deciso di agire, l’universo ha risposto”, ha aggiunto. E per continuare a dare valore a quella “coincidenza magica”, ha dato vita a Off The Beaten Track Productions, la sua società di produzione televisiva e cinematografica, e ha iniziato a scrivere il suo primo film sull’Italia. Grazie alla generosità della comunità italiana di Melbourne, l’attrice è riuscita a raccogliere 80mila dollari per la realizzazione di quello che poi è diventato il suo primo cortometraggio, Azzurro, girato in Puglia, con la produzione del noto attore italo-canadese Giacomo Gianniotti.

“La comunità ha supportato quella bambina e il suo sogno, mi sono sentita tanto fortunata.  Il cortometraggio è stato accolto magnificamente e, anche con il lungometraggio, proveremo a catturare lo stesso tono, i paesaggi e il carattere di Azzurro, anche se la storia è ovviamente più complessa – ha spiegato Simone –. Voglio continuare a creare magia, ma richiede tempo. Avrei potuto lasciare tutto molto prima, ma c’è sempre stata una voce a sussurrarmi, ‘Prendi la sceneggiatura dal cassetto, e ritorna a lavorare alla tua storia’”.