WASHINGTON – La sonda Dart della Nasa si è schiantata come da programma contro l’asteroide Dimorphos a 24.140 chilometri l’ora. Dart ha viaggiato per 10 mesi e oltre 750 milioni di chilometri prima dell’impatto con Dimorphos, in una missione che mira a dimostrare che i corpi celesti possono essere deviati dalla loro orbita con un impatto, nella prospettiva della necessità di deviare un asteroide che si avvicinasse troppo alla Terra.

Dimorphos è grande come un campo da calcio e mezzo ed è il più piccolo di due asteroidi in un sistema doppio. Dimorphos orbita attorno all’asteroide più grande, Didymos (dal greco “gemello”), ogni 11 ore e 55 minuti. Ciò che si intende fare è abbreviare leggermente quel periodo orbitale (10 minuti) ed essere in grado di quantificarne la differenza.

Nessuno dei due asteroidi rappresenta una minaccia per il nostro pianeta, motivo per cui questo sistema di asteroidi è il luogo ideale per testare le tecniche di reindirizzamento dei corpi celesti. Se l’esperimento avrà successo, sarà un primo passo nella difesa della Terra da una futura minaccia esistenziale. 

Pochissimi dei miliardi di asteroidi e comete nel sistema solare sono considerati potenzialmente pericolosi per la Terra e nessuno nei prossimi 100 anni. Ma prima o poi ce ne sarà uno, e la Terra vuole essere pronta.  Al momento dell’impatto di Dart, la coppia di asteroidi era a 11 milioni di chilometri di distanza dalla Terra nella loro orbita attorno al Sole.

Lo spettacolo ha visto in prima fila molti occhi: oltre a quelli del microsatellite italiano LiciaCube dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), hanno seguito l’evento anche gli occhi dei telescopi spaziali James Webb (di Nasa, Agenzia spaziale europea (Esa) e Agenzia spaziale canadese) e Hubble (di Nasa ed Esa). 

L’impatto è stato spiato anche dalla missione della Nasa Lucy, lanciata nel 2021 e diretta verso quattro asteroidi che orbitano intorno al Sole alla stessa distanza di Giove, mentre tra circa quattro anni Dimorphos sarà raggiunto anche dalla missione Hera dell’Esa, il cui lancio è previsto a ottobre del 2024 e che studierà in dettaglio gli effetti della collisione.