LONDRA – Prosegue il calo vertiginoso di consensi per il premier laburista britannico Keir Starmer, indicato da un ultimo sondaggio - a 4 scarsi mesi dalla vittoria alle elezioni di luglio - a un umiliante scarto fra giudizi positivi e negativi della popolazione pari ora a un meno 38%.

Lo riporta con enfasi il filo-conservatore Daily Telegraph, citando una rilevazione condotta da More In Common, che assegna al capo del governo attuale il poco invidiabile record del tracollo di popolarità più rapido fra tutti i primi ministri eletti nella storia moderna del Regno Unito.

Il nuovo saldo negativo colloca sir Keir persino dietro Rishi Sunak, suo predecessore Tory: visto che il tasso di consenso di Sunak, leader ad interim dell’opposizione è dato al momento in lieve risalita a un meno 31%. Per fare qualche paragone, i media ricordano come nell’intervallo di pochi mesi trascorso fra la loro prima vittoria elettorale e la loro prima manovra finanziaria, Tony Blair, David Cameron o Boris Johnson potessero tutti contare su un saldo di simpatie largamente attivo: Blair, nel 1997, addirittura a un più 46%.   

A pesare in negativo su Starmer - già in partenza incapace di suscitare grandi entusiasmi, e risultato trionfatore alle urne più per il collasso Tory che per il bottino di voti conquistato dal Labour - sono soprattutto, secondo gli analisti, le prime mosse di politica economica e sociale del suo governo (in un contesto peraltro non facile sul fronte della situazione ereditata nei conti): col controverso taglio dei sussidi per il caro bollette sul riscaldamento a 10 milioni di pensionati e le anticipazioni sul rigore di spesa e l’incremento di alcune tasse previsti nella finanziaria d’esordio che la cancelliera dello Scacchiere, Rachel Reeves, ha illustrato giovedì scorso in Parlamento.

La manovra finanziaria d’autunno prevede un aumento complessivo delle tasse per 40 miliardi di sterline. Nel suo intervento ai Comuni ha puntato il dito contro il “buco nero nelle nostre finanze pubbliche” da 22 miliardi di sterline, “lasciato” dal precedente Esecutivo conservatore. “Queste scelte non sono facili, ma sono responsabili” ha dichiarato la cancelliera dello Scacchiere. Il settore lavorativo, in particolare, subirà l’impatto maggiore di queste misure, con l’aliquota dell’assicurazione nazionale per i datori di lavoro che aumenterà di 1,2 punti percentuali, portandola al 15 per cento a partire da aprile; mentre la soglia di pagamento dell’assicurazione nazionale scenderà da 9.100 a 5 mila sterline.

La ministra dell’economia stima un’inflazione al 2,5% quest’anno, al 2,6% nel 2025 e poi in calo al 2,3% nel 2026, al 2,1% nel 2027 e nel 2028, fino al 2% tondo previsto nel 2029. Le stime sulla crescita del prodotto interno lordo (Pil) restano per ora caute: +1,1% a fine 2024, +1,2% nel 2025, + 1,8% nel 2026, +1,5% nel 2027 e nel 2028, e +1,6% nel 2029, a fine legislatura.