Con i suoi 155 anni è la più antica società mutualistica del dipartimento di Morón, nella provincia Buenos Aires. La Sociedad Italiana è stata infatti fondata nel 1867 ed è un patrimonio storico e culturale per tutta la comunità, dal momento che ha ospitato il primo cinema e il primo teatro della città. Francesco Matina è presidente dal 2007, ma la sua storia nel mondo dell’associazionismo italiano inizia almeno 45 anni fa.

La sua famiglia è originaria di Seminara (Reggio Calabria), della quale conserva un ricordo indelebile stampato nella memoria: la piazza principale dove giocava con gli altri bambini.

All’arrivo in Argentina, nel 1949, la famiglia si stabilisce a Buenos Aires. “Vivevamo tutti insieme – afferma –. Mamma, papà, i miei fratelli e io, due zii materni, due cugini e il nonno materno che ci aveva preceduti di qualche anno, durante il fascismo, perché era socialista”. Dopo pochi anni si trasferiscono a Morón, dove erano riusciti a costruire una casa di proprietà. “Noi italiani siamo così – commenta –. Siamo un popolo di migranti, ma se ci sistemiamo e decidiamo di restare, la prima cosa che facciamo è comprare la casa dove viviamo”.

Avvocato, fin da piccolo manifesta la passione per comitati e associazioni. “L’ultimo anno di primaria, a 12 anni, ho fondato la biblioteca della scuola – afferma orgoglioso –. Durante la secondaria ho costruito una chiesa con un gruppo di amici, ovviamente destinata a tutta la comunità”.  A 20 anni ha fondato una società mutualistica calabrese. Ama creare, perché – dice – “in fondo noi siamo ciò che facciamo”. Non nasconde i progetti che non sono andati a buon fine: “Abbiamo provato a creare una scuola bilingue in questa zona, purtroppo non è stato possibile”.

La Società italiana di Morón oggi offre corsi di italiano e altre lingue, ginnastica e discipline sportive, teatro, canto ed è la sede dei corsi di laurea a distanza dell’Università Cattolica di Salta. Inoltre dà informazioni sui documenti necessari per la cittadinanza.

Francesco è anche presidente della FAIA, la federazione che raccoglie le associazioni mutualistiche italiane in Argentina. “Il mio compito è rivitalizzare l’associazionismo italiano – spiega –. Stiamo vivendo un cambio generazionale, ma fatichiamo a trovare nuove forze. Le donne storicamente sono state escluse, addirittura per statuto, dalle commissioni direttive. I giovani non sembrano troppo interessati”. I motivi? “Lo Stato italiano non ha mai avuto un progetto per i giovani italiani all’estero”. Perderli sarebbe una sconfitta enorme, culturale e politica. “La storia dei migranti italiani coincide quasi sempre con la difesa dei più umili – afferma –. E nella storia di tutte le famiglie ‘tanas’ c’è almeno un figlio o un nipote che lavorava per comunità”. Ora bisogna fare in modo che questa tradizione continui.