POTENZA - Per l’Inps è deceduto già da tre mesi e gli ha sospeso la pensione. In realtà è vivo e vegeto, ma ha scoperto di essere passato a miglior vita recandosi allo sportello bancario per una banale operazione con la sua carta di credito, bloccata e inaccessibile. 
Gesti scaramantici a parte, Nicola Di Grazia, 84 anni, di Tolve ma residente a Potenza, vuole vederci chiaro in questa storia e recuperare gli assegni pensionistici che ingiustamente l’ente previdenziale gli ha negato in questi tre mesi. Ma dovrà armarsi di santa pazienza per recuperare il “maltolto”, anche perché la burocrazia, si sa, è celere e determinata quando si tratta di mettere mano al portafogli del cittadino. Quando, invece, è lo Stato che deve restituire soldi, l’apparato burocratico costruisce un giro di labirinti, scartoffie, timbri e raccomandate. 
Risultato: tempi lunghi. A ogni modo, il pensionato è deciso ad andare avanti. Ha già inoltrato all’Inps una lettera di diffida e messa in mora chiedendo “l’immediata erogazione della pensione, degli arretrati e degli interessi con rivalutazione, riservandosi azione risarcitoria per i danni subiti a causa della omessa tempestiva erogazione delle somme”. 
L’Inps ha ammesso l’errore e sta “resuscitando” Di Grazia. 
L’“untore” di questa falsa morte? Un errore dell’archivio informatico, un omonimia, il banale cambio di una lettera nel cognome del malcapitato. 
L’istituto di previdenza, dopo i necessari accertamenti, ha assicurato di provvedere a ripristinare il sistema per pagare, nel più breve tempo possibile, gli arretrati.