ROMA - È scattata la sospensione dal servizio per Roberto Palumbo, il primario di Nefrologia dell’ospedale capitolino Sant’Eugenio, arrestato in flagranza mentre intascava una tangente da 3.000 euro dall’imprenditore Maurizio Terra. La Asl Roma 2 ha infatti ufficializzato l’apertura del fascicolo e dell’ufficio di disciplina nei confronti del medico.
L’Azienda sanitaria - ha precisato annunciando il procedimento di sospensione a decorrere da venerdì scorso, segue con estrema attenzione gli sviluppi dell’inchiesta, nel pieno rispetto del lavoro degli inquirenti e della trasparenza istituzionale. E, oltre a esprimere “piena fiducia nel lavoro degli inquirenti”, è pronta a fornire ogni supporto necessario per favorire il rapido accertamento del caso.
Parallelamente al passo che segna l’inizio di un’indagine interna alla sanità, prosegue quella giudiziaria, su un caso che metterebbe in luce un meccanismo consolidato e pluriennale. E dopo la disposizione degli arresti domiciliari, i legali del primario hanno iniziato a valutare un ricorso al Riesame per impugnare l’ordinanza di arresto. Quello imputato al medico è un “sistema di smistamento pazienti dializzati con regole precise”. Per il giudice, in un’indagine in cui si procede per corruzione e che vede 12 persone iscritte nel registro, si tratta di “fatti gravi”. Dello stesso avviso il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca: “Quello che è stato scoperto è una cosa orribile”, ha detto il governatore annunciando che “ci sarà anche un approfondimento sulle strutture coinvolte” per un’“eventuale sospensione degli accreditamenti” e che la Regione si costituirà come parte civile al processo.
L’indagine sul noto primario è partita dalla denuncia dell’imprenditore Maurizio Terra, secondo cui Palumbo pretendeva 3.000 euro per paziente, un importo che il gip ha definito parte di una prassi consolidata. Gli investigatori hanno ricostruito movimenti di denaro per circa 120.000 euro, a cui si aggiungevano un appartamento vicino a San Pietro, una Mercedes in leasing, tre carte di credito e un contratto da 2.500 euro al mese per la compagna del primario. Con intercettazioni e testimonianze hanno documentato i rapporti continui tra Palumbo e Terra. Il giudice ha sottolineato che il primario controllava anche l’instradamento dei pazienti in modo da “raggiungere il massimale” della Dialeur, società della quale deteneva “di fatto il 60% delle quote”. Per quanto riguarda la sanità, la Regione cerca di mettere ordine nei prossimi passi. Ed è stato proprio Rocca a sottolineare che le verifiche sugli accreditamenti dovranno procedere con cautela per non compromettere la salute dei pazienti, ma ha avvertito: “Con chi inquina la pubblica amministrazione non si possono avere rapporti. Ci dobbiamo muovere con cautela perché non è che si chiude dall’oggi al domani”.