è ora di spegnere la televisione e tornare in piazza: nel presentare il suo “Autoritratto” in musica, 13 nuovi brani in uscita domani 8 dicembre, Renato Zero lancia un appello al suo pubblico “a non rimanere tra le quattro mura a piangersi addosso”.
Se il titolo dell’album rimanda a qualcosa di assolutamente personale, e sono diversi i brani dove Zero si pone faccia a faccia con se stesso, da “Io sono un avventuriero” a “Non ti cambierei”, il nuovo lavoro si apre con una cartolina d’amore come “Quel bellissimo niente”, dedicata alla sua Roma e al suo fedele popolo di Zerofolli, e si chiude con un messaggio di speranza per un domani migliore, che spazzi via le nebbie di guerre e odio.

E prima ancora di parlare dell’album, il pensiero dell’artista romano corre subito ai drammi dell’oggi. “Le donne - dice riferendosi a Giulia Cecchettin - pagano per tutto ciò che gli uomini non riescono a realizzare e subiscono tutta la loro rabbia”. “Se gli uomini potessero partorire - le sue parole - non succederebbero certe cose. A fronte di certi fatti, trovo incredibile che ancora non si impari la lezione”. A chi accusa la trap di fomentare un atteggiamento violento nei confronti delle donne, però, Zero spiega che “se un padre si rivolge alla madre e le dice ‘sei una zoccola’ questa espressione viene raccolta dai figli e quando raggiungono un microfono ecco che questo diventa il veicolo involontario di una cattiva gestione di un atteggiamento che non si confà a un diciottenne o a un ventenne. Non dobbiamo essere noi a giudicare il ragazzo, dobbiamo andare presso le famiglie e la risposta - spiega - la troveremo sicuramente in quella sorta di non educazione”. 

Renato Zero, nome d’arte di Renato Fiacchini, nato a Roma il 30 settembre 1950, è un cantautore, showman, ballerino, produttore discografico, attore e doppiatore italiano. Considerato un vero e proprio “cantattore” e chansonnier dalle grandi capacità istrioniche, provocatrici e trascinatorie, nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato 34 album e scritto complessivamente più di 500 canzoni, affrontando le tematiche più disparate, oltre che numerosi testi e musiche per altri interpreti. È uno dei cantautori italiani più amati, popolari e di maggior successo. Con più di 45 milioni di dischi venduti è tra i principali artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi ed è suo il record di essere in assoluto il primo e unico ad aver raggiunto il primo posto nelle classifiche italiane ufficiali di vendita in cinque decenni consecutivi. Fin dagli anni anni ‘80 è conosciuto anche con l’appellativo di “Re dei Sorcini”.

A lui, racconta il cantautore, capita spesso che i ragazzi, anche giovanissimi, lo fermino per strada e lo chiamino “maestro”: “E’ quasi imbarazzante, è un ruolo che non mi sento di ricoprire, il mio è un gioco che è diventato un lavoro”. Eppure, dopo 50 e passa anni di carriera, c’è la consapevolezza che questo lavoro sia anche un po’ “un pronto soccorso, e lo dico con orgoglio - sottolinea - perché le mie canzoni hanno curato l’animo delle persone”.

Ora però è arrivato il momento di tornare a curare la società nel suo insieme. “Ci ostiniamo ad assumere un atteggiamento di rivalsa verso un potere non legittimo, non meritevole di esistere. Ho invitato il mio pubblico a scendere in piazza e non rimanere tra le quattro mura a piangersi addosso. L’ottenimento di certe vittorie è sempre avvenuto sulla piazza, mettendo la propria faccia e il proprio nome, e in un momento grave come questo che attraversiamo, mai come ora - scandisce - questa piazza dovrebbe ripopolarsi. Siamo scesi in piazza in passato per situazione molto più leggere di queste. Ora che c’è l’urgenza di fare questa comparizione di fronte al potere e a queste entità astratte, invece stiamo a casa davanti alla televisione, che è un altro sonnifero, un’altra bugia, un’altra macchinazione”. “È un giro vizioso, dove non siamo più attori ma spettatori impotenti proprio perché - la sua riflessione - ci manca quel millimetro di coraggio che ci porterebbe a riguadagnare la nostra identità: la persona è sparita, c’è un’anagrafe bugiarda perché se non ti presenti all’appello chi vuoi essere tu?”. 

“L’amicizia vuol dire essere molto intraprendenti, non lasciare scampo mai a qualcuno, spiarlo continuamente, entrare in un supermercato, in un qualunque altro posto improbabile, per gente come me che viene quasi sempre immaginata lontana dalla vita, lontana dalla gente, lontana dal mondo, dai guai... E, invece, l’amicizia è proprio questo: uscire di casa molto spesso perché a casa ci si rattrista... La casa va bene quando la sera si è combinato qualcosa di buono e si ritorna per ringraziare del cibo, nel nostro letto, di quella stanchezza formidabile che ci riporta a casa, ma io a casa non ci sto perché devo venire a scovarvi dovunque siete, sempre! Perché sono malato di voi, perché ho bisogno di vedervi, di sapere che ci siete”. Renato Zero tornerà con una serie di concerti eventi previsti a marzo a Roma e Firenze.