Calabresi, figli e nipoti di migranti calabresi, accompagnati dalle loro famiglie e dai loro amici, sono accorsi in abiti elegantissimi al gala annuale dell’Australian Calabrese Cultural Association (ACCA).

Presente all’atteso evento comunitario anche John Pesutto, leader del Partito liberale in Victoria, lui stesso orgoglioso calabrese.

Di fronte a una sala particolarmente entusiasta, è stato subito annunciato il ‘Calabrese dell’anno 2024’, riconoscimento conferito al professore Joe Lo Bianco, premiato per il suo straordinario contributo alla politica e all’insegnamento della lingua sia a livello locale sia a livello internazionale. Il presidente Pat Rocca e il presidente uscente Vince Morfuni hanno consegnato il premio a Lo Bianco, visibilmente orgoglioso e felice.

Joe, come gli piace essere chiamato, è attualmente professore emerito presso la Melbourne Graduate School of Education della University of Melbourne. La sua specializzazione nell’insegnamento bilingue, negli studi di alfabetizzazione e nella promozione della pace gli hanno fatto guadagnare moltissimi riconoscimenti nel corso degli anni.

Joe ha spiegato che il premio giunto dall’Australian Calabrese Cultural Association è merito anche e soprattutto del duro lavoro dei suoi genitori che emigrarono da Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria, e si stabilirono a Myrtleford per diventare coltivatori di tabacco e dare inizio alla propria famiglia. Il loro sacrificio gli ha permesso di intraprendere quello che sarebbe diventato un illustre percorso accademico.

Lo Bianco ha parlato dell’importanza di tenere vivi sia la lingua sia quel senso di orgoglio per la propria identità, entrambi facili da abbandonare quando ci si confronta con i pregiudizi.

“Durante tutta la mia infanzia è stato chiaro che essere calabresi fosse la nostra primaria identità. Con gli altri cittadini di origine italiana, abbiamo sempre sentito la nostra identità distintiva e la loro. I miei genitori erano consapevoli delle differenze dialettali e della gerarchia coinvolta”.

Joe ha illustrato un esempio di questa gerarchia all’interno della comunità italiana attraverso un aneddoto particolare: un’interazione con un accademico che ha incontrato mentre svolgeva una ricerca in Toscana. Il professore italiano aveva asserito che fosse necessario trasferire i Bronzi di Riace, allora scoperti di recente, al Nord Italia per una corretta curatela dei reperti. Il Sud Italia, secondo lui, non aveva competenza o intraprendenza per garantire che i Bronzi potessero essere esposti correttamente. Quelle opere di immenso valore sono state poi ospitate nel Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria, in un ambiente antisismico a temperatura controllata.

Il cuore dell’aneddoto, per Joe Lo Bianco, sta proprio nel potere che i pregiudizi posso stringere: sarebbero capaci di limitare o addirittura bloccare, ma uno spirito forte e il talento prevarranno sempre.

Joe, inoltre, era consapevole anche dei pregiudizi della comunità più ampia.

“Se vivi in una zona remota con un gruppo culturalmente molto diverso, ne diventi consapevole, ma poiché la comunità italiana [nella zona di Myrtleford] era così numerosa, c’era una forte continuazione delle tradizioni, del valore della famiglia e del significato dello stare a tavola insieme – ha raccontato –. La musica, poi, comprendeva canzoni calabresi, ed ero consapevole che ci fossero barriere alla partecipazione e all’inclusione per la nostra comunità e per la famiglia; ci sono voluti molti anni perché queste venissero abbattute”.

Questa esperienza vissuta ha senza dubbio contribuito al suo impegno particolarmente forte nel garantire che le lingue e l’espressione culturale siano mantenute come risposta alla giustizia sociale, come si è visto attraverso il lavoro in Myanmar, Thailandia e Sri Lanka.

Il premio ACCA ha riconosciuto i contributi dei leader della comunità di origine calabrese dal 2019. I membri fondatori dell’associazione hanno ritenuto importante riconoscere i numerosi successi e l’influenza che questi leader hanno avuto nella comunità. Inoltre, affrontando, in parte, i “pregiudizi” o gli stereotipi sui calabresi che a volte ancora esistono nella comunità più ampia.

Il programma di eventi e il gala annuale dell’ACCA offrono un’opportunità per celebrare gli aspetti unici della cultura e delle tradizioni calabresi. E certamente, il gala ha offerto a tutti l’opportunità di sentirsi un po’ calabresi, anche il maestro di cerimonia, Tony Tardio, che è invece originario della Puglia.

Gli ospiti al gala hanno potuto godere di un menù preparato con cura, caratterizzato da piatti con ingredienti tipici della cucina calabrese, mentre in sala la musica della band di Ciccio Nucera, Calabria Sona, e poi le melodie di tamburelli, zampogne, pipete, lira e organetto hanno spinto tutti sulla pista da ballo, anche per un giro di tarantella.

Una serata sicuramente molto diversa rispetto a quelle solitamente ospitate al Park Hyatt di Melbourne.

Il presidente Rocca è desideroso di ampliare il suo programma annuale di eventi. Infatti, sono in corso i piani per una conferenza che si terrà a Catanzaro, in Italia, nell’ottobre 2025, un modo per rafforzare i legami e sperimentare alcuni aspetti della Calabria e della sua cultura.

E per citare la signora Lo Bianco, nel momento in cui suo marito Joe ha ricevuto la medaglia all’Ordine d’Australia: “Noi calabresi faccimo ‘sti cosi (noi calabresi facciamo solo questo genere di cose)”.